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MARCELLA COCCHI
Cronaca

Testamento Berlusconi, Alan Friedman: “Ma quali liti familiari. Marina e Pier Silvio, come in Star Trek”

Il giornalista che scrisse la biografia del Cavaliere: lui voleva la continuità. “I suoi figli amano il loro lavoro e i profitti. Non scenderanno in politica, ora vedremo di che stoffa è fatta la nuova generazione di Arcore”

Roma, 8 luglio 2023 – Il testamento di Silvio Berlusconi ha lasciato una diarchia: Marina e Pier Silvio alla guida di Fininvest con il 53%. Un destino deciso già nel 2006, quando il Cavaliere aveva 70 anni e scelse di destinare la "disponibile" in parti uguali ai figli di primo letto.

Alan Friedman, il giornalista e scrittore americano autore tra le altre cose di “My way“, biografia di Silvio Berlusconi realizzata in 18 mesi di interviste tra il 2014 e il 2015, non è sorpreso dell’ “assenza del dramma familiare” che molti si aspettavano.

Alan Friedman, 67 anni, durante una delle sue interviste a Silvio Berlusconi
Alan Friedman, 67 anni, durante una delle sue interviste a Silvio Berlusconi

Che messaggio ha voluto dare Berlusconi per il dopo di lui? "Ha voluto che nessuno dei suoi figli potesse da solo cambiare il destino del gruppo. Io ho conosciuto la famiglia durante la stesura della biografia. Marina ama Mondadori, i profitti, i dividendi, Pier Silvio idem a Mediaset. Loro non sono destinati né a litigare né a vendere le aziende. Sono lì per gestire un impero mediatico di poco meno di 3 miliardi di euro. Quindi non sono sorpreso. Berlusconi voleva la continuità ed è inutile cercare dietrologie".

Però: i due avvocati distinti dei figli della prima e della seconda moglie, lui che scrisse la parte importante del testamento quando le cose con la Lario si stavano mettendo male...

"Mi spiace deludere, ma la stampa italiana sta cercando qualcosa che non c’è. Non ci saranno guerre tra figli, non ci sono complotti e non vedo nulla di eccezionale nel modo in cui il padre ha disposto in parti uguali, se pur con la gestione affidata a Marina e Pier Silvio".

Il Cavaliere dalla vita privata sempre discussa lascia dunque una famiglia unita?

"Sì".

Vede similitudini con altre dinastie, con gli Agnelli in Italia, o con la saga dei Murdoch a cui si ispira la serie tv “Succession“ dove la morte del patriarca scatena l’inferno?

"Nulla a che vedere con “Succession“, questa piuttosto è la rappresentazione di Star Trek: Next Generation. E ora, certo, vedremo di che stoffa è fatta la nuova generazione dei Berlusconi".

Secondo lei chi ha più stoffa tra Marina e Pier Silvio?

"Entrambi, in diversi modi".

Dopo la morte del padre, Pier Silvio si è distinto per i discorsi ai dipendenti, per la svolta in Mediaset e per la frase “non scendo in politica, per ora“. Sarà lui l’erede politico?

"Niente fantapolitica, ma non credo che scenderà in politica. I figli continueranno il business".

Che idea si è fatto della famiglia di Berlusconi?

"Il cerchio magico esisteva. Ho assistito a diversi pranzi di famiglia ad Arcore in cui c’erano Marina, Confalonieri, qualche aggiunta da Mediaset, all’epoca poi c’era Francesca Pascale. Berlusconi considerava sia Marina sia Pier Silvio collaboratori per la gestione dell’impero. In famiglia era sempre felice in quella che chiamava la “stanza dei divani“ tra la sala da pranzo e il giardino dietro la villa, mentre beveva Crodino, mangiava parmigiano e mela, faceva battute".

Ha notato che non ha lasciato scritto nulla su Forza Italia?

"Una volta eravamo seduti assieme a pranzo, in Sardegna. Gli chiesi: “Silvio, perché non vai ai Caraibi e non ti riposi?“. “No, non smetto finché non avrò vinto ancora una volta. Il futuro di Forza Italia è un punto interrogativo. Del resto non ha mai nominato un vero delfino. Come Luigi XV, quando disse “dopo di me il diluvio“. Oggi come oggi, Tajani è il più naturale erede di Berlusconi al partito, ma questo non vuol dire che sarà accettato".

Chi stimava di più in poiltica?

"Lui voleva Giuliano Amato al Quirinale e ammirava Craxi".

I trenta milioni per Dell’Utri sono il pagamento del silenzio?

"Non scendo su queste illazioni, ricordo ancora il 30 aprile 2015, quando, dopo le tante domande che gli posi su Dell’Utri, lui mi disse: “Ma perché ci devono essere tante domande sulla mafia, non mi stai facendo passare bene“. E poi negava tutte le accuse".

Che eredità lascia il Cavaliere?

"Ha dominato la politica e la società italiana, non sempre nel bene, talvolta nel male: due generazioni sono cresciute con lui al potere, ha plasmato e ri-plasmato la cultura del Paese".