Bruxelles, 30 giugno 2023 – I migranti restano fuori dalle conclusioni del Consiglio Europeo. L’intesa all’unanimità non è stata raggiunta, perché Polonia e Ungheria hanno tenuto il punto. Non è servita nemmeno la mediazione tentata dalla premier italiana Giorgia Meloni, che, su mandato del presidente Charles Michel, ha incontrato Mateusz Morawiecki e Viktor Orban. "L'Unione europea vuole creare ‘ghetti di migranti’, costringendo l'Ungheria ad accettare fino a decine di migliaia di migranti all'anno, ma il governo combatterà questa oltraggiosa procedura simile a un colpo di stato", aveva dichiarato quest’ultimo prima del vertice.
“Da febbraio sono stati compiuti progressi, ma le conclusioni del Consiglio europeo hanno registrato
il sostegno di 25 leader non quello di Polonia e Ungheria, che a causa della decisione a maggioranza qualificata sul patto Ue sulla migrazione (concordato venti giorni dai ministri a Lussemburgo – ndr) hanno dichiarato di non essere in condizioni di dare il loro assenso”, ha spiegato poi il presidente del Consiglio europeo. Michel ha parlato del nuovo approccio “volontaristico” e pragmatico seguito dalla Ue integrando il tema migratorio nella dimensione esterna della politica dell'Unione europea. Ungheria e Polonia vogliono che tutti i passaggi sul capitolo migrazione siano decisi all'unanimità per avere il diritto di veto: le regole Ue, però, stabiliscono che operativamente si tratta di una materia nella quale il Consiglio vota a maggioranzaMeloni: tentata mediazione fino all’utlimo
“Ho tentato di mediare fino all'ultimo” con Polonia e Ungheria, spiega più tardi Melon. Ai cronisti che le chiedono se si senta delusa, però risponde: “Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali. La loro posizione non riguarda la dimensione esterna che è la priorità italiana, ma la dimensione interna, cioè l'asilo”. “Abbiamo tutti le nostre necessità, quello che possiamo fare insieme è lavorare sulla dimensione esterna, e l'accordo con la Tunisia è un esempio di quel che possiamo fare, e su questo sono d'accordo Austria Polonia, Ungheria".
Le motivazioni di Varsavia e Budapest
Polonia e Ungheria hanno ostacolato il via libera perché essenzialmente contrari all'accordo raggiunto l'8 giugno scorso dai ministri dell'Interno sul Patto per le migrazioni e l'asilo che prevede l'obbligo di solidarietà, con ricollocamenti o - in alternativa - il versamento di compensazioni. L'accordo era stato approvato a maggioranza qualificata, con la contrarietà appunto di Varsavia e Budapest.
Maggioranza qualificata o unanimità?
Morawiecki e Orban si sono impuntati proprio sull'unanimità. Per loro le questioni che riguardano le migrazioni non possono essere approvate solo a maggioranza, sulla base delle conclusioni del vertice di giugno 2018. Le regole Ue, però, stabiliscono che operativamente si tratta di una materia nella quale il Consiglio vota a maggioranza.
L’iter
L'accordo approvato dai ministri dell'Interno andrà negoziato con il Parlamento e una volta trovato un compromesso sarà necessario un nuovo voto finale al Consiglio Affari interni. Per questo i due Stati insistono sull'unanimità di tutti i passaggi. In questo potranno ancora dire la propria ed eventualmente bloccare l'approvazione finale del Patto per le migrazioni e l'asilo. Condizione ovviamente inaccettabile per buona parte degli altri Stati Ue.