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ANTONIO TROISE
Cronaca

Braccio di ferro a Bruxelles. Svolta sull’emergenza migranti: l’Europa ci mette 12 miliardi. Ma il governo scivola sul Mes

L’Italia segna un punto al Consiglio Europeo. La premier Meloni: risultati impensabili 8 mesi fa. Alla Camera sul fondo salva-Stati passa la linea dell’opposizione per le assenze della destra. Il testo arriverà in aula il 5 luglio ma la maggioranza vuole rinviare la ratifica a dopo l’estate.

Braccio di ferro a Bruxelles  Svolta sull’emergenza migranti:  l’Europa ci mette 12 miliardi  Ma il governo scivola sul Mes
Braccio di ferro a Bruxelles Svolta sull’emergenza migranti: l’Europa ci mette 12 miliardi Ma il governo scivola sul Mes

Rivendica con forza di aver fatto cambiare, in otto mesi, il punto di vista dell’Europa sui migranti e non nasconde la soddisfazione per i 12 miliardi di euro in più stanziati dalla Commissione Europea per affrontare la questione dei flussi che arrivano dal Mediterraneo. La premier Giorgia Meloni, insomma, torna a casa con qualche risultato in tasca dopo la fitta rete di incontri diplomatici che l’ha impegnata nelle scorse settimane, prima in Francia e poi il Germania. E forse, anche in considerazione del nuovo clima più "dialogante" trovato nel Consiglio Europeo che si è svolto ieri a Bruxelles, la presidente del Consiglio ha evitato accuratamente nuovi affondi sui temi economici, rimasti per la verità in ombra durante il vertice fra i Capi di Stato.

Poche parole sulla Bce. E quasi nessuna, invece, sul Mes. Anche perché, qualche ore prima a Montecitorio, era andato in onda l’ennesima puntata della "telenovela" sul fondo Salva Stati, con i deputati della maggioranza che abbandonano i lavori della commissione mentre il rappresentante del governo si rimette al testo dell’opposizione con la ratifica del trattato. Uno scivolone? Forse. Ma è ormai evidente a tutti che l’obiettivo dell’esecutivo è di allungare i tempi del voto parlamentare, arrivando a settembre. E sapendo che, prima o poi, l’Italia dovrà dire di sì, nonostante i mal di pancia dei partiti della maggioranza. Ma è sui migranti che Meloni concentra la sua attenzione in un punto stampa dopo il suo arrivo a Bruxelles. "Per noi le conclusioni del Consiglio europeo sono un’ottima base di partenza. Su migrazione, Tunisia, flessibilità nell’uso dei fondi per quello che riguarda le materie economiche, sui primi passi per un fondo sovrano europeo, ci sono le posizioni italiane".

C’è di più. Perché dal suo punto di vista, si tratta di conclusioni addirittura "impensabili" otto mesi fa. "Siamo davvero riusciti a cambiare il punto di vista, anche col contributo di altre nazioni, dall’annosa divisione tra Paesi di primo approdo e Paesi di movimenti secondari a un approccio unico". Certo, la dote aggiuntiva di 12 miliardi annunciata da Ursula von der Leyen è molto lontana dalle richieste italiane. Così come la questione della responsabilità del "Paese di primo approdo". Perfino sulla redistribuzione dei flussi non mancano i problemi, soprattutto da parte di Paesi come l’Ungheria e la Polonia". La nuova iniezione di risorse, fa capire la Meloni, "è importante perché per risolvere questo problema abbiamo bisogno di soldi che non devono essere spesi solo a livello di sicurezza. Serve cooperazione".

Ma è sempre più evidente che i dossier europei sono fortemente intrecciati. E, uno degli snodi cruciali resta quello del Mes. Ieri, in Commissione Esteri della Camera, è passata la linea dell’opposizione, per l’assenza dei deputati del Centrodestra. Il testo arriverà oggi in Aula, per la discussione generale. Ma difficilmente taglierà il traguardo prima dell’estate: il 5 luglio la maggioranza chiederà il voto sul rinvio. Il governo vuole prendere tempo ed arrivare almeno a settembre prima di assumere una decisione definitiva. Prima della ratifica, la Meloni vuole aprire e chiudere le altre trattative, non meno importanti, dalla riforma del patto di stabilità alla nuova governance economica europea. Una strategia che ha già innescato nuove polemiche da parte dell’opposizione e che non convince neanche Bruxelles. Per il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, "ci sono Paesi che potrebbero decidere di avvalersi del Mes nel futuro".