np_user_4025247_000000
MARTA
Cronaca

Erdogan, il miglior nemico dello zar

Marta

Ottaviani

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, sembra preso da un eccesso di zelo e di atlantismo. Tanto che la visita in Turchia di Zelensky è stata definita da qualcuno come una svolta, non solo per le parole del Sultano di Ankara, per il quale l‘Ucraina "merita la Nato", ma anche per il nullaosta alla messa officiata dal Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, in pessimi rapporti con l’omologo di Mosca, Kirill.

In molti si chiedono quali possano essere state le reazioni a Mosca davanti a questo atteggiamento. Si avrà una risposta solo ad agosto con la visita del presidente Putin in Turchia. I due leader avrebbero dovuto parlarsi al telefono nelle ore immediatamente successive alla visita del presidente ucraino. Ma dal Cremlino non sono ancora arrivati contatti. Russia e Turchia sono considerati una coppia solida, seppur solo a livello di interesse; e, sebbene con obiettivi contrapposti, sono presenti in molti teatri internazionali, dalla Libia ai Balcani, dalla Siria al Caucaso.

Sembra però che questa volta Erdogan sia voluto andare un passo oltre rispetto a quel giocare su più tavoli che ha sempre contraddistinto la sua politica estera. Il numero uno di Ankara, da mesi, sta operando un riposizionamento internazionale teso a rendersi sempre meno dipendente da Mosca, in favore di rapporti più sereni con i Paesi del Mediterraneo, dove si stanno sviluppando nuove sinergie commerciali, senza contare la ripresa dei contatti con gli Stati Uniti; con un Joe Biden che, però, sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato, è molto cauto e non sa quanto possa fidarsi della Turchia, alleato tanto strategico quanto ondivago. Soprattutto, sa quanto costerà avere Ankara dalla sua parte, dalla vendita degli F-16, scontrandosi così con Grecia e Francia, all’aiuto a un’economia turca claudicante tramite investimenti stranieri diretti.