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DAVIDE
Cronaca

Se la svolta epocale è fare le opere

Davide

Nitrosi

Quando il sindaco di una città come Milano annuncia l’apertura di un tratto di metropolitana come un "fatto epocale" bisogna fermarsi tutti e riflettere. Perché Sala ha detto la pura verità. L’opera realizzata a Milano, normale in altri Paesi, è di straordinaria importanza in una città che compete con le metropoli europee in termini economici e turistici. Ma proprio perché quell’"epocale" rispecchia la verità, c’è un sistema Paese che deve interrogarsi sul proprio funzionamento e sul destino che l’attende. Il primo aspetto, l’abbiamo detto mille volte, è che in Italia un’opera pubblica è un calvario e un miracolo. La burocrazia, le opposizioni, i ricorsi, gli intoppi naturali e politici. Romano Prodi dieci anni fa propose di abolire Tar e Consiglio di Stato per evitare un tappo sopra ogni proposta innovativa, e non solo per i cantieri. La domanda è perché nessuno sia riuscito a scardinare questo vizio italiano. Perché ad esempio le revisioni del codice degli appalti o dell’abuso d’ufficio non possono essere passaggi condivisi dalle parti politiche? L’altro aspetto, che non è secondario, è la programmazione. Quali sono le infrastrutture chiave di un Paese? Quali sono le emergenze per la mobilità? Linate è un esempio. Vent’anni fa lo scalo era destinato alla chiusura a favore di Malpensa. Poi il mondo e le esigenze di Milano (e nazionali) sono mutati. Giusto cambiare idea, quindi, ma oggi aiuterebbe avere una strategia per il futuro dell’Italia, qualcosa che non sia l’insieme caleidoscopico dei 170 mila progetti (qualcuno macro, i più micro) del Pnrr. Si potrebbero fissare obiettivi, priorità e tempi. Farebbe bene anche alla concorrenza, come insegna Linate: le opere si possono realizzare in project financing se i privati si fidano dell’ecosistema pubblico e amministrativo in cui poi devono mettere i loro soldi. "Una svolta epocale", direte voi sognanti. Eh sì, Sala non ha esagerato.