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BRUNO
Cronaca

Ora una riforma a favore dei cittadini

Bruno

Vespa

 antipasto mediatico servito dai magistrati sulle vicende Santanchè e Del Mastro riporta alla memoria precedenti assai indigesti. Il 22 novembre 1994 Berlusconi ricevette un invito a comparire mentre presiedeva a Napoli un convegno dell’Onu. La Procura milanese passò la notizia al Corriere della Sera perché uscisse al momento giusto. Assoluzione tardiva, governo caduto. Oggi i protagonisti sono di caratura minore. Ma aver passato all’Ansa la notizia dell’indagine a carico della Santanché mentre lei sosteneva in Parlamento (giustamente) di non aver ricevuto alcun avviso, la dice lunga su un certo animus. Al tempo stesso l’ordine di un gip al pubblico ministero che aveva chiesto l’archiviazione per Del Mastro di imputarlo “coattivamente” – procedura assolutamente infrequente – lascia anche qui qualche sospetto di fumus. Ma la Meloni non è Berlusconi.

Il Cavaliere non potette mai fare la riforma della giustizia perché gli si disse che aveva troppi processi addosso per “provocare” ulteriormente i giudici. Aveva inoltre due alleati freddi (Casini) o passati dall’altra parte (Fini). La Meloni è “pulita”, Forza Italia deve la riforma alla memoria di Berlusconi e Salvini sa anche per esperienza personale quanto sia necessaria. S’intenda: la riforma non è fatta contro i giudici (in larghissima maggioranza persone responsabili), ma a favore dei cittadini per far assomigliare le nostre procedure a quelle dei principali paesi europei e contro quella piccola ‘ridotta valtellinese’ di magistrati - politici che – perso per la prima volta il controllo del Csm – resteranno in trincea fino all’ultimo come cecchini micidiali. Non è sufficiente perciò un rinvio a giudizio per far dimettere un ministro o un sottosegretario con la decisione di un solo magistrato. Occorre almeno una condanna di primo grado per una decisione poco garantista, ma politicamente inevitabile.