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LORENZO
Cronaca

Macron debole in patria e in Europa

Lorenzo

Castellani

La Francia brucia, e non è la prima volta. Il presidente Macron è costretto a lasciare il Consiglio Europeo come di fronte alle peggiori emergenze, eventi che oltralpe stanno assumendo un carattere strutturale. Per mesi Parigi è stata messa a ferro e fuoco dalle proteste della sinistra, dei sindacati e della destra per la riforma che innalzava l’età pensionabile, mentre oggi sono in rivolta le banlieu, i quartieri periferici prevalentemente abitati da immigrati di seconda generazione, a seguito dell’uccisione di un minorenne da parte della polizia. Il Paese sembra sull’orlo di una crisi civile, con una pace sociale rotta. Non siamo lontani dalla Francia a tinte fosche dipinta dalla penna controversa di Michel Houllebecq, il più famoso romanziere francese del nostro tempo.

Due sono le questioni di immediata rilevanza: la prima è la scarsa legittimazione di cui gode Macron, che sì governerà fino al 2027 ma senza una maggioranza in Parlamento e con un sistema politico che poco rappresenta la società francese. Il doppio turno assicura infatti il governo presidenziale, ma non la rappresentanza politica di larghe fasce sociali. E Macron in questo secondo mandato ha vinto più contro qualcuno, Marine Le Pen, che per qualcosa. Da qui l’insoddisfazione di milioni di francesi, senza voce, che sfoga in protesta disordinata. La seconda questione è il fallimento delle politiche migratorie e di integrazione. La rivolta della banlieu segnala che il forte disagio sociale e culturale di una parte della popolazione, immigrata e naturalizzata, nel riconoscersi nelle istituzioni francesi tanto da gettarsi nella violenza. Con questi problemi di fondo, irrisolvibili in breve tempo, Macron è costretto a dosare il proprio potere di polizia e ordine pubblico, ma come potrà governare davvero nei prossimi anni con un Paese sempre sul chi va là? È una Francia sempre più debole internamente e per l’Europa non è una buona notizia.