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SOFIA
Cronaca

Il cortocircuito tra sovranismo e realtà

Sofia

Ventura

Sin dal suo insediamento, Giorgia Meloni ha tentato di tenere insieme lo spirito populista che le ha consentito di vincere le elezioni con il suo ruolo di governo. La cosa, però, può produrre cortocircuiti. Come nel caso del Consiglio europeo di Bruxelles sull’immigrazione. Qui, Meloni ha dovuto giocare la parte della mediatrice, facendo emergere il paradosso del suo ‘sovranismo di governo’. La Presidente del Consiglio, infatti, ha cercato di mediare tra gli omologhi ungherese e polacco, contrari alla deliberazione presa a maggioranza l’8 giugno tra i ministri dell’Interno circa un’equa distribuzione dei migranti, e gli altri membri dell’Unione. Tuttavia, i principi sui quali Orbàn e Moravieck basano le loro posizioni sono gli stessi di Meloni: una sovranità nazionale, anche in tema di immigrazione, che non può essere violata dall’Unione (infatti vorrebbero tornare al voto all’unanimità) e un diritto di preservare un’identità ‘originaria’ contro il pericolo dei nuovi arrivati.

Meloni ha dovuto mediare tra le sue stesse contraddizioni, come ha spiegato un diplomatico francese a Le Monde, rilevando come la leader italiana voglia giocare la carta europea per ottenere dei risultati per il suo paese, ma è proprio la soluzione europea che i suoi alleati sovranisti rifiutano, sulla base di quel sovranismo che Meloni condivide. La mediazione non ha prodotto risultati e Meloni ha minimizzato spiegando come in realtà l’importante sia controllare l’immigrazione a monte. Ma lei stessa si era proposta come mediatrice e il fallimento è dovuto ai suoi stessi principi, scontratisi con l’interesse europeo e quello nazionale e sostenuti con più coerenza dai suoi alleati sovranisti. Governare tentando la quadratura del cerchio tra propaganda e realtà può essere molto complicato, fa perdere tempo e crea tensioni inutili (come mostra anche la vicenda del Mes). Meloni farebbe bene a rifletterci.