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MARTA OTTAVIANI
Esteri

L’acqua di Fukushima, ok al rilascio in mare. Ma la Cina non si fida: stop al cibo giapponese

Tokyo autorizza lo scarico di tonnellate di materiale radioattivo. L’Agenzia atomica dell’Onu rassicura: l’impatto ambientale è trascurabile. Pechino, il maggiore acquirente di prodotti ittici nipponici, ferma l’import

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Tokyo, 8 luglio 2023 – Acque agitate in Estremo Oriente, dove, come noto, i rapporti fra ex Celeste Impero, quindi la Cina, e il Paese del Sol Levante, ossia il Giappone, non sono mai troppo sereni. E ogni scusa è sempre buona per scatenare nuove polemiche. Così, questa volta, Pechino ha pensato bene di fare uno sgambetto a Tokyo, annunciando lo stop all’import di cibo da dieci prefetture giapponesi. Il motivo di una mossa così drastica è niente meno che la sicurezza alimentare, la madre di tutti i problemi è la centrale nucleare di Fukushima, teatro di un importante incidente nucleare nel marzo 2011. Ogg il regolatore nucleare nipponico ha dato il via libera all’utility Tokyo Electric Power Co (Tepco), che gestiva l’impianto, per iniziare a rilasciare oltre un milione di tonnellate di acqua radioattiva.

Fukushima, protesta in Corea del Sud contro il piano di sversamento in mare. Studenti mascherati dal presidente giapponese Kishida, il sudcoreano Yoon Suk-Yeol e il direttore dell'Aiea Grossi (Ansa)
Fukushima, protesta in Corea del Sud contro il piano di sversamento in mare. Studenti mascherati dal presidente giapponese Kishida, il sudcoreano Yoon Suk-Yeol e il direttore dell'Aiea Grossi (Ansa)

Peccato che la Cina non reputi il piano sicuro e quindi ha deciso di rivolgersi ad altri fornitori, gettando Tokyo nel panico. Pechino, infatti, rappresenta il più grande acquirente di prodotti ittici nipponici. E già questo basta per fare comprendere i timori del Sol Levante. Come se non bastasse per quanto riguarda il pescato proveniente da altre prefetture, la dogana cinese opererà controlli molto rafforzati, tesi al possibile rilevamento di sostanze radioattive.

Sulla carta, la Cina ha tutti i motivi per essere preoccupata. Ma sorge il dubbio che abbia voluto alzare i toni. Tokyo, ultimamente, è sotto la lente di Pechino per via degli stretti rapporti con gli Stati Uniti e l’Occidente. Il tutto, in un periodo storico in cui l’attenzione di Washington si sta concentrando sul quadrante indo-pacifico. Ne deriva che ogni scusa è buona per rintuzzare un fuoco già abbastanza vivace. Non a caso, la prima a reagire alla misura cinese è stata la Corea del Sud, storicamente avversa alla Cina e sempre più vicina al blocco occidentale. Seul ha reso noto che il piano di Tokyo per il rilascio in mare di acqua contaminata dall’impianto di Fukushima è in linea con gli standard internazionali, inclusi quelli dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Secondo le simulazioni, l’impatto delle radiazioni sulle coste sud coreane sarebbe praticamente inavvertibile. Posto questo, il governo si è impegnato a compiere rilevazioni che confermino la corretta esecuzione del piano annunciato da Tokyo.

L’Aiea, di suo, quattro giorni fa ha dato il via libera alla sua attuazione, ma Pechino è riuscita a prendersela anche con l’agenzia dell’Onu, accusandola di non aver dato uguale importanza alle opinioni di tutti gli esperti coinvolti nel suo processo di valutazione. Di certo, Pechino sembra avere Tokyo nel mirino. Solo pochi giorni fa, il governo cinese ha deciso di limitare l’export di due elementi rari, il gallio e il germanio, necessari alla produzione di chip e allo sviluppo delle telecomunicazioni, come noto, uno dei terreni di sfida maggiori nella competizione fra Cina e Occidente per il controllo commerciale sul mondo di domani. E dove il Sol Levante è definitivamente inserito nella cordata dei nemici.