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BEPPE BONI
Cronaca

Bombe a grappolo Il sì di Biden a Kiev divide l’Alleanza Atlantica Meloni: "Italia contraria"

Gli Stati Uniti concedono le munizioni vietate dalle convenzioni internazionali. I russi le usano da tempo ma ora accusano: "Così si rischia la guerra mondiale". L’Ucraina assicura: "Non colpiremo oltreconfine". I dubbi dei Paesi europei.

Bombe a grappolo  Il sì di Biden a Kiev  divide l’Alleanza Atlantica  Meloni: "Italia contraria"
Bombe a grappolo Il sì di Biden a Kiev divide l’Alleanza Atlantica Meloni: "Italia contraria"

di Beppe Boni

Succede in tutti i conflitti, si firmano le convenzioni tenendo aperta una porta di servizio per aggirarle. Quando si spara e si muore prima o poi tutti, o quasi, i mezzi sono buoni per attaccare o per difendere. Le micidiali bombe a grappolo, di cui gli Stati Uniti hanno appena deliberato l’invio all’Ucraina con la clausola di non utilizzarle in Russia (ma sarà poi rispettata?), sono già oggetto di polemica ancora prima di esplodere sul terreno. Si stanno trasformando in un problema politico perchè rischiano di incrinare il fronte dell’Alleanza occidentale. I russi le utilizzano già da tempo in Ucraina e per questo Kiev e anche gli Usa a questo punto sono per il concetto di "occhio per occhio, dente per dente" nello stallo di una guerra che va avanti da 500 giorni e dove per ora non ci sono nè vinti nè vincitori.

L’Ucraina è distrutta ma resiste, la Russia ringhia, eppure non riesce a vincere e dopo la non ancora chiarita rivolta dei mercenari della Wagner è più debole e disorientata. Il presidente Joe Biden con l’ok alle bombe a grappolo all’interno del 42esimo pacchetto di armamenti da 80 milioni di dollari sa di aver varcato un’altra linea rossa. Mosca minaccia come al solito ritorsioni epocali verso l’Occidente e la parte del cattivissimo tocca ancora al vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev, addetto permanente allo spauracchio nucleare: "Si rischia la guerra guerra mondiale". Ombre russe e solite schermaglie mediatiche.

Le bombe a grappolo, o cluster bomb, sono un’arma a due facce. Si tratta di ordigni contenenti bombe più piccole lanciati con l’aereo o l’artiglieria che si allargano sul terreno fino a 30mila metri quadrati moltiplicandone l’efficacia. Ma spesso sui terreni morbidi il 30% non esplode. Il pericolo di “danni collaterali” successivi ai civili, è altissimo. Russia, Ucraina, Usa, Israele, Cina, Corea del Nord fanno parte dei 71 Paesi che non hanno aderito alla convenzione di Oslo che ne vieta l’uso. Negli Usa in realtà è in vigore una legge che vieta il commercio delle cluster con un margine di errore superiore all’1%. Come aggirarla? Si forniscono ordigni a più bassa percezione di materiale inesploso. E Kiev promette di rispettare le 5 condizioni poste dagli Usa per la fornitura fra cui il principio che non possono essere usate in territorio russo.

Per l’Italia parla il presidente del consiglio Giorgia Meloni in persona: "Il nostro Paese aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo. Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza Atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale della Convenzione". Ma sottolinea anche da che parte stiamo ribadendo "la condanna dell’Italia alla guerra d’aggressione della Russia". Eppure la guerra, dicevamo, è guerra. Questa è la morale. Il fronte dei Paesi europei però tentenna. La Spagna è contraria, Gemania e Francia frenano, arriva un no pure dal Canada. Tace, ma acconsente, il Regno Unito che teleguida via intelligence gli ucraini. Un interrogativo: possono dare una svolta al conflitto pro Ucraina? "Nessuna arma individuale da sola è risolutiva – dice il generale del genio guastatori Antonio Li Gobbi, analista, veterano di missioni all’estero con incarici di vertice Nato –, bisogna considerare in che ambito strategico le munizioni a grappolo vengono utilizzate. Ma possono avere un’utilità per Kiev visto che i russi già le usano. Anche se la vedo più come arma difensiva che offensiva. Come per le mine anti-uomo, successivamente il terreno è da bonificare. È un aspetto da tenere presente". Gianandrea Gaiani direttore di Analisi difesa aggiunge: "In questa guerra che si combatte tra eserciti dove ci sono armi e munizioni di ogni tipo, alcune delle quali restano inesplose, le cluster non creano un problema nuovo. Non cambieranno la situazione. Il nodo è politico, sul campo non faranno la differenza”.