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ENRICO COLORNI
Cronaca

Meloni rilancia l’asse con Varsavia Obiettivo condiviso sui migranti "Stop alle partenze illegali"

Fa da sponda a Morawiecki con cui "basta un’occhiata per capire di essere d’accordo". Messaggio di compattezza al partito dei conservatori e sostegno agli spagnoli di Vox.

Meloni rilancia l’asse con Varsavia  Obiettivo condiviso sui migranti  "Stop alle partenze illegali"
Meloni rilancia l’asse con Varsavia Obiettivo condiviso sui migranti "Stop alle partenze illegali"

di Enrico Colorni

"Chi spera in una crepa nell’Ecr rimarrà deluso, Italia e Polonia hanno gli stessi obiettivi e con la stessa forza difendono gli interessi nazionali", anche e soprattutto sul dossier migranti. Con un blitz di poche ore Giorgia Meloni vola Varsavia e prende una boccata di ossigeno dai guai di casa. Ma l’abito europeo è double face: con i vertici di Commissione (von der Leyen, ottimo rapporto) e Consiglio (Michel, già meno) fa l’europeista, con i “fratelli“ del gruppo che presiede (l’Ecr) fa la faccia feroce, in versione ben più nazionalista. Ieri, però, il compito era assai arduo: ritessere la tela con i polacchi che, all’ultimo consiglio Ue, sui migranti hanno fatto marameo a Ue e Italia.

L’interlocutore, però, è sempre quel Mateusz Morawiecki con cui "basta un’occhiata per capire di essere d’accordo". Meloni manda un messaggio di compattezza anche all’Ecr che, per tre giorni, in Polonia discute sul suo futuro: scenario incerto fino a giugno 2024, però. Il rischio di una nuova “maggioranza Ursula“ incombe, ma Meloni e alleati (italiani ed europei) non ne vogliono sapere di patti con l’odiato Pse. L’impresa sarà durissima, anche perché i numeri, a oggi, dicono che solo una maggioranza Ppe-Pse-liberali (forse giusto senza i Verdi) ha i numeri per governare, l’asse Ppe-Ecr proprio no, o forse solo se allargata ai liberali di Macron (cui apre, però, intanto, Tajani), anche se Meloni ci spera.

Sarà un anno "entusiasmante ma duro", ammette, consapevole che saranno cruciali il voto in Spagna a fine luglio e quello in Polonia in autunno, ma neppure è detto che, se vinceranno, come prevedibile, le destre, in quei due Paesi, basti. D’altronde, ragiona un big dell’Ecr, da qui a giugno 2024, ogni dinamica di politica interna andrà letta alla luce delle strategie per le Europee. Meloni, fin qui, ha sorvolato sulla fuga in avanti di Salvini e sui veti di Tajani ai sovranisti alleati della Lega (Rn di Le Pen e i tedeschi di Afd). L’idea resta che prima bisogna pesarsi, nelle urne, poi si vedrà. Intanto, c’è il sostegno totale a Vox: "Contro di loro – nota Meloni – vedo le stesse accuse, gli stessi tentativi di spaventare usati contro di noi. Ci sono passata, non funziona".

Sostegno totale anche a Morawiecki e al suo PiS: una loro sconfitta in autunno porterebbe al governo in Polonia Donald Tusk, big del Ppe assai contrario all’avvicinamento tra popolari e Ecr. I migranti, in Polonia, sono il fulcro di una campagna elettorale già infuocata, con il governo che annuncia un referendum, contestuale al voto, sull’obbligo di ricollocamento insito nel Patto Ue. Quello votato dal Consiglio Ue e rifiutato da polacchi e ungheresi, nonostante la (fallita) mediazione di Meloni. La premier taglia corto ("non ci divideranno"), esprime il suo "rispetto" per il referendum e dice che Bruxelles dovrebbe riconoscere "più concretamente" lo sforzo di Varsavia sull’accoglienza ai rifugiati ucraini. Una comunione d’intenti (sostegno militare a Kiev compreso) resa plasticamente dal colloquio (di un’ora) e da una passeggiata informale nel parco.