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ELENA G. POLIDORI
Politica

Malan e le alleanze Ue: "Inutile accapigliarsi ora. Conta rompere l’asse tra popolari e socialisti"

Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato: l’obiettivo è portare il modello Italia a Bruxelles. Non vogliamo più assistere a un’Europa in cui decidono solo Francia e Germania"

Lucio Malan (capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia), si discute, anche dentro la maggioranza, di alleanze europee future a 14 mesi dalle elezioni. Un po’ prestino, non crede, per cominciare a litigare…

"Esatto, tra 14 mesi ci sarà una nuova Commissione europea, ma nell’attuale situazione abbiamo già ottenuto moltissimo, grazie a Giorgia Meloni che è riuscita a far diventare l’immigrazione una questione europea e non solo italiana come era prima. In particolare val la pena soffermarsi sulla Tunisia; dare 15 miliardi a quel Paese per consentirgli uno sviluppo interno mi pare un passo molto concreto che è stato fatto per una soluzione europea al problema migranti".

Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, è nato il 30 luglio 1960
Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, è nato il 30 luglio 1960

Si va verso elezioni europee che potrebbero cambiare l’attuale equilibrio politico della Commissione europea; qual è l’ambizione di FdI per i nuovi assetti?

"L’ambizione è chiara: riuscire a scardinare un quadro che ormai da troppo tempo si fonda sull’alleanza innaturale tra i popolari del Ppe e i socialisti. Un’alleanza che ha fatto emergere atteggiamenti estremistici come quelli dell’olandese Frans Timmermans (vicepresidente della Commissione europea, ndr ) principalmente sui temi ambientali. Questioni che hanno portato e porteranno danni ingentissimi all’Europa in generale e ai suoi cittadini…".

Qualche esempio di questi danni?

"La questione delle case green, per dirne una, che costringerebbe i proprietari di abitazione a spendere almeno 50mila euro per gli adeguamenti oppure quella dei motori termici, a tutto beneficio del mercato cinese… insomma, ne abbiamo viste delle belle. Adesso è venuto il momento di voltare pagina e i presupposti ci sono…".

…per spostare l’asse politico europeo verso il centrodestra…

"Sì. Il nostro obiettivo, per usare parole ancora più semplici, è di traslare il modello Italia, con la sua solida maggioranza di centrodestra, anche in Europa".

In Europa si vota in 27 Paesi diversi con il modello proporzionale: non è proprio così immediato riuscire a raggiungere l’obiettivo.

"Lo sappiamo perfettamente, ma questa Europa e questo assetto della Commissione europea hanno fatto il loro tempo".

Modello centrodestra italiano in Europa. Poi, però, quando si tratterà di fare alleanze con gli altri Paesi non è detto che tutto fili liscio: fra Tajani e Salvini, proprio su questo tema, scintille e parole grosse…

"Non è necessario accapigliarsi prima su qualcosa che non sappiamo neppure bene come andrà: una volta che si sarà consolidato il risultato elettorale, allora cominceremo a parlarne. Ora come ora, è tutto prematuro, anche prendersela per qualcosa che è solo una visione di prospettiva; va anche detto che dentro i 27 Paesi europei ci sono partiti che non hanno una perfetta identità di vedute… insomma, è presto. L’importante è avere come obiettivo di costruire una maggioranza come quella italiana".

Litigiosa come quella italiana…

"Ma no, si diceva da prima delle elezioni che avremmo litigato, che FdI non ce l’avrebbe fatta a formare l’esecutivo. Invece ci abbiamo messo solo un giorno per fare il governo, a dimostrazione che quando ci sono le convergenze politiche, poi si trovano i modi. Ecco, questo schema può ripetersi anche in Europa. Non come l’ultima volta che von der Leyen è saltata fuori all’ultimo perché il M5s ha votato per il Ppe dopo aver promesso che mai lo avrebbe fatto...".

Lei pensa che con i Paesi sovranisti come Polonia e Ungheria, dopo le prossime elezioni l’asse sarà ancora più solido?

"Sì, certamente, sono gli alleati naturali, anche se nell’ultimo incontro sui migranti, hanno fatto prevalere i loro interessi nazionali sulla questione degli spostamenti secondari. Ma è perfettamente naturale che sia così, nessuno scandalo. Oltre all’immigrazione dei profughi ucraini non possono certo farsi carico anche di quelli che arrivano dall’Africa. E comunque, difendere i confini oggi, grazie all’azione di Meloni, è diventato un problema europeo e non solo italiano".

Nuova Commissione, nuovo modo di pensare l’Europa, dunque?

"Certamente non vorremmo più assistere a 25 Paesi che devono rispondere con un ‘amen’ alle decisioni che prendono due soli Paesi com’è stato fino a oggi".

Sta parlando di Francia e Germania, ovviamente.

"Certo, anche perché è sempre sembrato quasi uno scandalo che si potesse contestare una linea che andava a favore proprio di questi due Paesi e non di tutti quanti. Va benissimo che dentro il consesso europeo i Paesi facciano valere i propri interessi. Ma non che tutti debbano sottostare a quello che sostengono i due Paesi più forti economicamente. Però, lo stiamo già vedendo oggi, è un momento storico europeo che sta finendo. La sfida è costruirne uno nuovo nel segno del centrodestra".