I sindaci: "Democrazia a rischio"

È finita? "Assolutamente no, lungi da noi pensarlo. È un lavoro lungo, abbiamo avuto notti di terribile violenza, ora altre più calme. Ma procediamo con grande prudenza". Dall’Eliseo rispondono così a chi chiede se Emmanuel Macron sia convinto che ormai il peggio sia passato. Certo, si è passati da 1.300 fermi a 150, e la notte di domenica è stata la prima senza scontri. Per provare a voltare pagina, Macron e la sua prima ministra, Elisabeth Borne, hanno ricevuto ieri rispettivamente le alte cariche dello Stato – il presidente del Senato Gérard Larcher e quella dell’Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet – e i capigruppo in Parlamento.

Si torna a parlare, a curare le ferite. Oggi Macron incontrerà all’Eliseo oltre 200 sindaci di città e piccoli paesi che hanno subito di più la violenza di questi giorni. Uno, quello di Bry-sur-Marne, vicino a Parigi, Charles Aslangui, ha già fatto sapere che non andrà perché "non è il momento di organizzare ricevimenti ma di ristabilire l’ordine". Si respirava rabbia anche ad Hay-les-Roses, dove il sindaco Vincent Jeanbrun, che ha visto la violenza aggredire in piena notte la propria famiglia che stava dormendo, ha avuto parole durissime: "È stata attaccata la democrazia – ha detto davanti a centinaia di persone – è ora di dire basta".