np_user_4025247_000000
ELENA G. POLIDORI
Cronaca

Giustizia e politica Le toghe a muso duro: "Basta delegittimarci" Meloni: sono sorpresa

Il leader dell’Anm Santalucia: i magistrati non possono tacere "Non vogliamo alcuno scontro, casomai lo stiamo subendo". Palazzo Chigi replica: basta interferenze nelle dinamiche democratiche.

Giustizia e politica  Le toghe a muso duro:  "Basta delegittimarci"  Meloni: sono sorpresa
Giustizia e politica Le toghe a muso duro: "Basta delegittimarci" Meloni: sono sorpresa

di Elena G. Polidori

Che quella "nota", aspra e critica, emersa da "fonti" del governo potesse sfociare in uno scontro tra poteri dello Stato è stato, da subito, fin troppo evidente. Ma a riacutizzare una crisi che appare ora estremamente difficile da ricomporre, perché sui casi Santanchè e Del Mastro il governo intende tenere il punto, ieri è arrivata anche la "risposta" dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, per voce del suo presidente, Giuseppe Santalucia.

"Colpita al cuore la magistratura", commenta il capo del sindacato, lamentando la "delegittimazione" del ruolo di garanzia svolto dalle toghe. Perché, dice, l’accusa del governo ai magistrati, vale a dire di "schierarsi in maniera faziosa nello scontro politico in vista delle elezioni europee" è "gravissima". Una critica che "nega in sé l’esistenza della magistratura perché se un magistrato è fazioso, se è politicamente schierato, non è un cattivo magistrato, semplicemente non è un magistrato". Uno scontro che raggiunge toni altissimi, non ricordati da anni: forse solo all’epoca di Mani Pulite, ma erano altri tempi, così come il confronto con il periodo berlusconiano e le famose leggi ad personam qui appare poco calzante. Il presidente Anm assicura: "È uno scontro che stiamo subendo e che si è innalzato senza che noi si sia fatto nulla".

E Palazzo Chigi? La premier Meloni dopo una prima "sorpresa" per la dura presa di posizione dell’Anm, rilancia: "Il governo non rinuncerà mai a intervenire ogni volta che siano messe in gioco l’applicazione delle leggi e si interferisca nelle dinamiche democratiche".

A far salire la tensione le critiche arrivate da fonti di Palazzo Chigi due giorni fa: "È fuori legge che si apprenda dai giornali di essere indagati curiosamente quando si è chiamati a riferire in Parlamento", aveva stigmatizzato la nota ufficiale alludendo alla lamentela dalla ministra del Turismo di aver saputo da un articolo di giornale delle accuse a suo carico. E riguardo anche all’imputazione coatta del gip per il sottosegretario alla giustizia Delmastro, accusato – si ricorderà – di rivelazione di segreto d’ufficio per aver riferito al collega Giovanni Donzelli colloqui in carcere contro il 41 bis a Cospito (che digiunava per farlo abolire, ndr) e suoi vicini di cella condannati per ‘ndrangheta e camorra. "In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio", stigmatizzava Palazzo Chigi.

Da lì la difesa del sindacato dei giudici. Sul caso Santanchè, Santalucia sottolinea: "Non sappiamo nulla di quel che è avvenuto, ma il ministero della Giustizia dovrebbe fare il contrario, non manifestare sconcerto, ma avendo poteri ispettivi, chiedere una relazione su quello che è successo". E aggiunge: il ministro della Giustizia "avrebbe dovuto fare altro, questo mi sarei atteso, un’indagine immediata per disperdere ogni sospetto malizioso, e se era avvenuto qualcosa procedere nei confronti del singolo". Sugli attacchi per "interferenza" per le critiche mosse alle riforme del ministro Carlo Nordio , Santalucia dice: "Noi siamo intervenuti portando nel dibattito pubblico critiche argomentate al disegno di legge. Non apparteniamo a nessun partito e interveniamo esercitando un diritto di associazione". E scandisce: "Il sospetto" è che si voglia usare la separazione delle carriere e le altre riforme della giustizia come punizione nei confronti della magistratura. Santalucia se la prende anche con il sottosegretario di Stato, consigliere di Cassazione, Alfredo Mantovano, "stimatissimo e stimabilissimo ex collega, che parla di interferenze del giudiziario nella politica". Dice Santalucia: "Se il riferimento è a un’indagine nei confronti di un ministro e a un ordine di formulazione dell’imputazione, in quelle parole non rinvengo traccia di razionalità istituzionale".

Molte le polemiche anche a margine del "botta e risposta", dagli esiti incerti. La vicenda Delmastro "riapre il dramma dell’uso politico della giustizia – attacca Maurizio Gasparri –: è la dimostrazione che, istigati dai capi delle toghe rosse, ampi settori della magistratura vogliono contestare l’autonomia del potere esecutivo ". Anche Italia Viva critica le toghe, mentre per Enrico Costa di Azione "siamo alla sagra delle invasioni di campo". Dal Pd, Debora Serracchiani accusa: "Meloni come Berlusconi. Il suo garantismo è solo per sodali di partito".