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GIOVANNI
Cronaca

Ragazzo ucciso dalla polizia Fermato l’agente che ha sparato Ma nelle banlieue è ancora guerriglia

La procura ha chiesto l’arresto del poliziotto con l’accusa di omicidio volontario: decisivo il video. Devastati municipi, uffici e scuole. Assalto al Porto Vecchio di Marsiglia, violenti scontri a Strasburgo.

Ragazzo ucciso dalla polizia  Fermato l’agente che ha sparato  Ma nelle banlieue è ancora guerriglia
Ragazzo ucciso dalla polizia Fermato l’agente che ha sparato Ma nelle banlieue è ancora guerriglia

di Giovanni

Serafini

"Gli atti di violenza contro le istituzioni e la Repubblica sono ingiustificabili", dice Emmanuel Macron. Il tono è perentorio, pieno d’indignazione. Il capo dello Stato ha appena presieduto una riunione di crisi all’Eliseo al termine di una notte di fuoco – la seconda – dopo la morte di Nahel, il giovane maghrebino freddato da un poliziotto a Nanterre. La situazione è rovente. La rabbia è divampata ovunque, a Parigi come a Tolosa, a Digione come a Nizza, a Lilla come a Rennes. Asili nido e scuole devastate, municipi e commissariati presi d’assalto, automobili e autobus incendiati, negozi saccheggiati, agenti delle forze dell’ordine costretti a indietreggiare sotto piogge di molotov e sassi lanciati con le fionde. C’è stato persino il tentativo di espugnare il carcere di Fresnes a sud della capitale, uno dei più importanti di Francia, in cui si trovano 1.900 detenuti. Altre scene assurde si sono verificate davanti al tribunale di Asnières, 5 chilometri in linea d’aria dall’Arco di Trionfo: l’edificio è stato incendiato, un impiegato ha rischiato di bruciare vivo. Ieri pomeriggio, intanto, ci sono stati incidenti durante la marcia bianca a Nanterre per la morte di Nahel, cui hanno preso parte alcune migliaia di persone, tra le quali Mounia, madre del ragazzo ucciso: "Non ce l’ho con la polizia, ce l’ho con una persona: quello che ha tolto la vita a mio figlio", ha detto poi la donna. Le violenze sono continuate ieri sera: a Marsiglia almeno 300 rivoltosi hanno devastato il Porto Vecchio, che era già stato evacuato; a Tolosa è stato preso di mira un commissariato. Violenti scontri si sono verificati anche a Strasburgo.

Il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti, che ieri mattina si è recato sul posto, ha detto che "170 uomini delle forze dell’ordine sono stati feriti nella notte". Ha denunciato con parole durissime "coloro che sputano sulla polizia e sulla giustizia. Capisco l’emozione, ma la giustizia non si fa nelle strade, né sui social, né nei salotti televisivi". Dupond-Moretti ha puntato il dito contro "i complici morali dei disordini", con allusione evidente a Jean-Luc Mélenchon, capo dell’ultrasinistra della "France Insoumise" che da due giorni soffia sul fuoco denunciando "la passività dello Stato nei confronti di una polizia che uccide".

Il responsabile della morte di Nahel, un poliziotto di 38 anni, è in stato di fermo in Prefettura a Parigi; il procuratore della Repubblica di Nanterre, Pascal Prache, ha aperto contro di lui una procedura per omicidio volontario. L’agente motociclista ha dichiarato di aver sparato per legittima difesa: tesi insostenibile perché contraddetta dai video girati nel momento della tragedia. "È devastato" dice l’avvocato dell’agente, e chiede "perdono alla famiglia". Il ministro degli Interni ha ordinato la sospensione amministrativa del poliziotto e l’adozione di misure di sorveglianza per i suoi familiari: i loro nomi con tanto d’indirizzo sono stati pubblicati sui social, accompagnati da minacce anonime. Il dilemma che tortura le autorità francesi in questo momento, come già nel 2005 in occasione di analoghe ondate di violenze nelle banlieue, è come calmare i giovani.

Marion Maréchal Le Pen, vicepresidente del partito politico "Riconquista", ha chiesto la proclamazione del coprifuoco e dello stato di emergenza. Secca la risposta del ministro degli Interni Darmanin: "Lo Stato è perfettamente in grado di difendersi. Ho previsto un dispiegamento di sicurezza di 40 mila uomini fra gendarmi e poliziotti". Anche la premier Elisabeth Borne ha condannato le violenze: "Attaccare i simboli della Repubblica è intollerabile: i primi ad esserne penalizzati sono gli abitanti delle banlieues".