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NINO FEMIANI
Cronaca

Massacrata a 17 anni Spunta la pista del ricatto sessuale I precedenti del killer

L’amico di Michelle aveva già tormentato una compagna di scuola. Le rubò le password dei social per avere in cambio foto hot. Fu indagato.

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Massacrata a 17 anni Spunta la pista del ricatto sessuale I precedenti del killer

di Nino Femiani

Michelle Causo sarebbe stata ‘mandata’ a casa del suo aguzzino, il 17enne aspirante trapper Oliver. A chiederle di compiere quella missione – che poi si è rivelata una trappola mortale – sarebbero forse state due sue amiche che le avrebbero chiesto di intervenire e recarsi nell’abitazione di via Giuseppe Dusmet presso cui ha trovato la morte, colpita da sei coltellate. Quale era il motivo di questa ‘mission impossible’ di Michelle a casa di Oliver che potrebbe modificare lo scenario del delitto e avanzare altre ipotesi? Bisogna fare un passo indietro, il prologo risale al 2021 con una denuncia nei confronti di Oliver. All’epoca, l’allora 15enne avrebbe hackerato il profilo Instagram di una ragazza, compagna di scuola di Michelle. Chiedendole delle foto porno in cambio della restituzione della password. Un ricatto sessuale. La ragazzina presentò una denuncia contro ignoti, ma i carabinieri arrivarono presto a Oliver, su cui quindi pende l’accusa di sostituzione di persona. Dopo quella vicenda è probabile che Oliver ci sia ricascato e abbia di nuovo ‘schioppato’ il telefono di altre amiche di Michelle, chiedendo in cambio foto hot per bonificare i profili hackerati. O addirittura pretendendo somme di denaro. Al momento non c’è traccia di una pretesa analoga nei confronti di Michelle Causo. Ma non si esclude, i tabulati dovranno essere ancora esaminati.

La polizia sta già ascoltando alcune persone per far luce sui rapporti che la diciassettenne aveva con il coetaneo. E anche per chiarire le dinamiche della cerchia di amici che i due giovani avevano in comune e la provenienza della droga rinvenuta nello stesso appartamento. Intanto però un filmato contraddice l’accusato. Nel video pubblicato da Oliver in una story su Instagram, con tanto di pose da gangster, lo si vede mentre infila un’arma dentro i pantaloni. Una pistola che presenta somiglianze con quella sequestrata il 28 giugno scorso a casa sua. Se risultasse di sua disponibilità, l’accusa sulle minacce da parte di Michelle, che si sarebbe presentata a casa sua con una pistola, potrebbe essere un depistaggio. Nel senso che il ragazzo forse intendeva alleggerire la sua posizione facendo sapere di essere stato in pericolo di essere stato minacciato dalla ragazza, e per questo avrebbe accoltellato Michelle. Ma già così questa sua difesa fa acqua da tutte le parti perché sia lui che Michele sapevano che quell’arma era finta, era una pistola-giocattolo.

Quella che si apre è, comunque, una settimana decisiva per fare piena luce sul delitto. Tanti i punti da chiarire, tante le zone d’ombre per un omicidio che appare brutale e a tratti inspiegabile. Il movente di un omicidio scatenato da un debito di 30-40 euro non regge. Gli inquirenti hanno sentito Lavinia, l’amica di Michelle secondo cui il debito contratto da Oliver nei confronti di Michelle era molto più alto, 1.500-2mila euro, probabilmente per delle dosi di hashish che Oliver non avrebbe pagato. Non convince neppure che il ragazzo avrebbe fatto tutto da solo e c’è sempre il sospetto del coinvolgimento di una o più persone che potrebbero essere state contattate dal killer dopo l’omicidio per il trasporto della salma. Persone che potevano essere al corrente del motivo della visita di Michelle a casa dell’amico. La convinzione degli inquirenti è che Oliver possa essere uno dei minorenni di Primavalle ingaggiati da pusher più grandi per spacciare nel quartiere.