Alta tensione in Svezia Sì della polizia alla protesta Bruciato il Corano in piazza

Profugo iracheno dà fuoco al libro sacro davanti alla moschea di Stoccolma "La legge islamica è anti-democratica". In passato la manifestazione fu vietata.

Alta tensione in Svezia  Sì della polizia alla protesta  Bruciato il Corano in piazza
Alta tensione in Svezia Sì della polizia alla protesta Bruciato il Corano in piazza

di Roberto Giardina

Brucia il Corano a Stoccolma, innanzi alla più grande moschea della Svezia. E per aggiungere all’affronto il dileggio, imbottisce il libro sacro con il bacon. Ora la polizia è in allarme in tutto il Paese, si prevedono violenze e attentati come è avvenuto l’anno scorso a Pasqua, dopo un’analoga provocazione. L’autore dell’oltraggio ai musulmani è Salwan Momika, 37 anni, un profugo iracheno in attesa di asilo: "È una protesta contro la sharia, la legge islamica, che non rispetta libertà e democrazia".

Ha scelto per il suo gesto, il giorno sacro per l’islam in cui inizia la Eil al Dha, la festa del sacrificio, che sarà celebrata fino al primo luglio, che ricorda il sacrificio di Abramo pronto a sgozzare il figlio Ismaele per obbedire a Dio. Non è un’azione politica, tenta di giustificarsi Momika, ma probabilmente provocherà un ulteriore ritardo all’ingresso della Svezia nella Nato. Il presidente turco Erdogan mesi fa aveva dichiarato: "Stoccolma non potrà entrare nell’Alleanza fin quando sarà tollerato che il mio libro sacro venga dato alle fiamme o strappato". E ieri Fahrettin Altun, direttore delle comunicazioni del presidente turco, ha ribadito: "Coloro che cercano di diventare nostri alleati nella Nato non possono tollerare o permettere comportamenti distruttivi da parte di terroristi islamofobi e xenofobi".

In gennaio, un gruppo di danesi, guidati dall’estremista di destra Rasmus Paludan, 61 anni, aveva bruciato il corano davanti all’ambasciata turca a Stoccolma. Le autorità avevano vietato ogni provocazione all’islam, ma due settimane fa la Corte Suprema aveva tolto il divieto di bruciare il Corano: "Non è un atto contrario alla legge, dobbiamo rispettare la libertà di opinione", hanno deciso i giudici. La polizia ieri è intervenuta solo per proteggere Momika e i suoi due accompagnatori da possibili attacchi da parte dei fedeli.

Paludan è il leader del partito razzista Stram Kurs, linea dura, e l’anno scorso in aprile aveva già dato alle fiamme il Corano provocando quattro giorni di violenze. Negozi sono stati devastati, auto bruciate, e scontri si sono avuti non solo a Stoccolma, ma anche a Malmoe, e in tutte le città svedesi. Come sperato da Paludan, gruppi di giovani musulmani sono intervenuti contro i gruppi di destra, provocando le reazioni dell’opinione pubblica. I feriti furono una quarantina, tra cui 26 agenti. Ieri l´imam Mahmoud Khalfi ha invitato i fedeli alla calma, ma si teme che il suo appello abbia poco effetto.

I musulmani in Svezia sono 829.300, l’8,2 per cento della popolazione. In italia sono due milioni e 900mila, il 4,6 per cento, e in Germania 5 milioni e 380mila, il 6,2 per cento. La Svezia era il Paese dell’accoglienza, considerato il più liberale in Europa, ma i musulmani sono aumentati rapidamente, erano appena 300mila vent’anni fa. Hanno di fatto occupato alcuni quartieri di Stoccolma, dove la polizia evita di entrare. Una situazione tesa, che ha facilitato la radicalizzazione degli immigrati più giovani. Mikael Skramo, un profugo iracheno, fa propaganda per arruolare i ragazzi nell’Isis. Almeno trecento giovani, tra cui anche molti svedesi, sono già andati a combattere in Siria. Durante la campagna elettorale l’anno scorso, un tema dei partiti di destra è stata l´accoglienza senza limiti, con la proposta di rendere più facili le espulsioni. Secondo un sondaggio il 22 per cento degli svedesi non vuole avere vicini musulmani, e solo il 4 ritiene che non sia un problema.

Gli interventi del governo sono stati controproducenti, come quello di vietare la bandiera svedese, con la croce gialla in campo azzurro, che risale al XV secolo, nelle scuole e alle manifestazioni per non offendere gli stranieri musulmani, in quanto poteva essere considerata un simbolo religioso. Ma anche i più tolleranti si sono ribellati. Non vogliono rinunciare alla bandiera, che espongono alla domenica nei giardini delle loro villette.