Un futuro ’green’ per Stosa cucine "Amiata e lavoro le parole chiave"

Un futuro ’green’  per Stosa cucine  "Amiata e lavoro  le parole chiave"
Un futuro ’green’ per Stosa cucine "Amiata e lavoro le parole chiave"

UN CHILOMETRO di fabbriche, magazzini, laboratori e green park. Capannoni che costeggiano la Cassia, sotto Radicofani, la patria di Ghino di Tacco e tappa celebre nella Mille miglia storica, la corsa di Nuvolari e Varzi al volante. Il sogno di Maurizio Sani, presidente del gruppo Stosa cucine, industriale di successo, mecenate, appassionato di sport e di iniziative benefiche, sta prendendo forma, è ormai vicino al traguardo. "Se vuole parlare di sport - è l’incipit di Sani, alla vigilia della festa per la promozione in serie B della Virtus Basket Siena, sponsorizzata Stosa - il basket mi sta dando più soddisfazioni del calcio. E inoltre costa parecchio meno. Sono sommerso di complimenti, articoli e ritorni d’immagine dopo la vittoria in serie C gold della Virtus. Purtroppo sono nato con il calcio, spero ancora nel ripescaggio in serie C della Pianese. Ho tutte le carte in regola, abbiamo lo stadio pronto, i bilanci a posto. Se la Federazione chiama, la Pianese c’è per il ritorno in C. Non è la Stosa che supporta la Pianese, sono io direttamente, per questioni di cuore. E ho cercato anche gli sponsor".

Lasciamo lo sport e torniamo all’industria e alle cucine. Come si è chiuso il bilancio 2022?

"Con una crescita a doppia cifra del fatturato, oltre il 22%. Siamo saliti a 183 milioni di euro di vendite, dopo che nel 2021 i ricavi erano aumentati del 41%. Nel 2023 la crescita sta continuando, anche se non credo che riusciremo a superare i 200 milioni di ricavi. Dovremo fermarci a quota 195 milioni. Ovviamente una buona fetta delle risorse è destinata agli investimenti".

Del futuro parliamo dopo. Qual è il segreto del successo delle cucine Stosa?

"Perché siamo bravi e il lavoro non ci spaventa affatto. Il nostro prodotto è ottimo e il territorio supporta i nostri sforzi. Il gruppo dà lavoro a 300 dipendenti diretti, se aggiungete le aziende del territorio, considerando anche i padroncini per il trasporto, arriviamo a 400 dipendenti. Io pago loro anche l’ultimo sabato del mese, un bell’incentivo per i 40-42 trasportatori che lavorano per me".

Anche la distribuzione è un vostro punto di forza. Quanti sono i punti vendita Stosa?

"Dopo le ultime aperture, siamo arrivati a 80 store a marchio Stosa cucine e 150-160 point, che vendono cucine e anche salotti. Nel 2023 sono previste nuove aperture, che avranno bisogno di iniezioni di liquidità e dreneranno una fetta degli investimenti previsti".

Qual è la bussola che orienta gli investimenti che avete in programma?

"Se fate una passeggiata sulla Cassia, dalle parti di Radicofani, vedrete che il Green Park ha già il suo scheletro. Un capannone di 27mila metri quadrati coperti, un polo aziendale di ultima generazione. Se verrete a fine luglio, dentro troverete anche i macchinari e qualcuno che lavora già".

A cosa serve il Green Park? Cosa produrrà Stosa cucine nel nuovo polo?

"Molto probabilmente ci faremo una produzione di semilavorati particolari, innovativi. Studieremo antine nuove, creeremo dettagli futuristici. E cercheremo sinergie produttive con il resto dei capannoni. Collegheremo tutto con il polo 1C con un pulmino".

Quando è iniziato il progetto?

"Lei mi ha chiesto la parola d’ordine degli investimenti, io le rispondo con ’sostenibilità’. In quest’area c’erano i resti di avventure industriali finite male, tutte aziende legate ai progetti di riconversione dell’Amiata. Nell’estate 2022 abbiamo iniziato le bonifiche della ’Cotto Montecchi’, e presentato i progetti per il recupero dell’Amiagel e dell’Amiata marmi e caminetti. La zona industriale della Val di Paglia, nel territorio comunale di Radicofani, sarà il cuore del progetto di sviluppo. Alla fine avremo capannoni industriali per 80mila metri quadrati in più, considerando anche il Green Park Stosa. E ci avvicineremo a quel chilometro di polo industriale, che è il target dimensionale di cui parlavo all’inizio. In pratica la distanza tra l’ex Amiata Marmi e il cuore degli investimenti".

A quanto ammontano gli investimenti?

"Si parla di diversi milioni di euro. Ma il capitolo più importante riguarda la smart factory, una fabbrica 4.0, con magazzino semi automatico e centro produttivo tecnologicamente innovativo, collegato anche alla lavorazione delle ante di cui parlavo prima. Il progetto è complesso, ma è tutto concentrato in un’area periferica della Toscana e dell’Italia, l’Amiata. La produzione resterà qui, i posti di lavoro saranno a beneficio delle comunità, il quartier generale di Stosa cucine non andrà lontano dalla culla dell’azienda, nel 1964".

Ha un’idea anche dei tempi di realizzazione del progetto?

"Dovremo finire tutto entro l’anno. Abbiamo intercettato anche dei contributi per l’acquisto dei macchinari. I tempi sono obbligati, nel 2024 tutto deve essere completato".

Quante assunzioni ha in programma?

"Sposteremo parte del personale da un polo all’altro, per efficientare la produzione e la logistica. Ma sono convinto che dovremo fare almeno una ventina di nuove assunzioni. Non sono poche per questa zona".

Sempre in tema di sostenibilità, ci sono anche progetti verdi per la Stosa?

"Sul tetto della nuova fabbrica ci sarà un impianto fotovoltaico, che dovrebbe rendere la Factory autosufficiente dal punto di vista energetico. La bolletta del gas è stato un freno importante allo sviluppo dell’azienda, l’investimento da 800mila euro dovrebbe servire a ridurre i costi. Così come l’accordo con altre aziende per utilizzare l’energia geotermica delle centrali dell’Amiata. Ambiente e comunità sono le nostre linee guida".