Tutti alla scoperta dell’olio extravergine e della birra artigianale

ATTRAZIONE FATALE. E comprensibile. Perché pochi altri prodotti riescono a connettersi in modo così forte con gli aspetti salutistici dell’alimentazione; e ad avere legami così stretti con la terra e chi la abita e lavora. È ormai un dato assodato: dopo quello del vino, il turismo dell’olio extravergine è tra i più gettonati dai viaggiatori del gusto, perennemente in modalità "active", disposti a macinare chilometri pur di potere visitare i frantoi storici, camminare a piedi tra uliveti secolari e curiosare tra oleoteche e musei tematici che celebrano il famoso condimento diventato il paradigma del vivere "sano e bene".

Un trend che trova in Italia un terreno fertile grazie all’invidiabile filiera produttiva, se è vero che il Belpaese possiede la più alta biodiversità mondiale con 540 cultivar e il maggior numero di certificazioni con 49 tra Dop e Igp. E questo spiega il feeling tra olio e turismo, già emerso in un rapporto redatto da Roberta Garibaldi che confermava l’interesse dei nuovi traveller per le degustazioni e il loro apprezzamento per gli uliveti e i frantoi. Studio oggi aggiornato con ulteriori chiavi di lettura. È elevata la percentuale (70%) di chi si dice attratto dalle degustazioni ma che le vorrebbe abbinate ad altre specialità del territorio. Ed è altrettanto sostenuta la richiesta di contatti ravvicinati con i produttori. Una cosa è certa: molte aziende olivicole stanno investendo sul turismo, puntando su corsi speciali di assaggio, sul coinvolgimento dei visitatori nella raccolta e nella trasformazione delle olive e sull’utilizzo dell’extravergine come base dei trattamenti di benessere in apposite Spa.

Un nuovo fronte esperienziale. Come quello che si sta aprendo sul mondo della birra. Dati più che loquaci: negli ultimi tre anni, quasi un viaggiatore italiano su cinque ha visitato un birrificio artigianale o ha partecipato ad eventi legati alla birra. E anche qui, richieste che vanno al di là delle semplici degustazioni e rivelano il desiderio di affiancare i mastri birrai nel tentare di produrre una Lager o una Ipa. Messaggio chiaro: come per il vino e per l’olio, le degustazioni, da sole, non bastano più. La gente vuole sentirsi coinvolta, misurarsi, partecipare. E sperimentare.

P. G.