Transizione alla guida? In Italia è ancora tabù il passaggio all’elettrico

di Andrea Gianni

Crescono le immatricolazioni di auto, con un +26% nei primi quattro mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, anche se "siamo decisamente lontani dai dati pre-Covid". E sull’auto elettrica c’è ancora scetticismo fra gli italiani, dovuto a fattori come costo d’acquisto troppo elevato, un’infrastruttura di ricarica giudicata ancora poco capillare sul territorio e la bassa autonomia. Fattori che ostacolano la propensione all’acquisto. Un cittadino su due, inoltre, si dice preoccupato degli effetti occupazionali della transizione verso le auto elettriche.

Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine ’Mobilità 2035 tra ideologia e realtà’ presentata a Palazzo Lombardia, a Milano, durante un evento organizzato da Federmotorizzazione-Confcommercio Mobilità. Dallo studio, svolto su un campione statisticamente rappresentativo dalla popolazione italiana maggiorenne, emerge che sei cittadini su dieci non hanno intenzione di cambiare l’autovettura nei prossimi due anni, in genere perché la propria è ritenuta "ancora in buone condizioni". Il 13,8% si doterebbe di un’auto totalmente elettrica: tra questi, però, il 35% afferma di non avere abbastanza soldi per acquistarla.

"Tutte le affermazioni dei sostenitori dell’elettrico per tutti e subito non tengono conto della velocità di sviluppo di nuove tecnologie e nuove fonti, come l’idrogeno che già oggi viene utilizzato nella produzione di carburanti sintetici ed in parte immesso nei bio-carburanti – spiega Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione –. Siamo convinti che non sia possibile, con le tecnologie oggi disponibili, immaginare una risposta univoca di fonti energetiche per ogni tipo di impiego, ma il buon senso ci induce a immaginare diverse e complementari soluzioni".

Sulla stessa linea il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, intervenuto in collegamento telefonico all’evento: "Non possiamo permetterci di avere un Paese green con milioni di disoccupati. I tedeschi hanno lottato per vedere riconosciuti gli e-fuels, noi combattiamo per i biocarburanti, perché il tutto elettrico non significa transizione ma mettersi nelle mani della Cina".

Anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, puntano il dito contro il "fondamentalismo dell’elettrico". Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, una delle associazioni di categoria dell’automotive, traccia uno scenario. "In Italia si vendono poche auto elettriche – dice – ma è improbabile un’inversione di rotta perché ormai nessuna casa automobilistica fa scelte basate su ciò che richiede il nostro mercato".