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ANDREA SPINELLI
Magazine

Tanta voglia di loro: per sempre Pooh

Tanta voglia di loro: per sempre Pooh
Tanta voglia di loro: per sempre Pooh

di Andrea Spinelli

Tanta voglia di loro. È finita ieri sera nel grande applauso del “Meazza” la fuga dei Pooh da quell’epopea di band che s’erano illusi di pensionare a fine 2016 senza fare i conti con la responsabilità che mezzo secolo di carriera gli caricava sulle spalle. Amici per sempre, ma anche per forza, come deciso da una “base” di fan che li ha costretti a ritrovarsi frustrando per 7 anni ogni tentativo di sganciarsi da quel gioco e quei meccanismi in cui si sono trovati nuovamente incastrati nell’umida notte di San Siro mentre Rotolando respirando, Uomini soli (con Il Volo) e una Dimmi di sì condivisa in un duetto virtuale con lo scomparso Stefano D’Orazio facevano vibrare lo stadio dalle fondamenta.

"Nella vita non bisogna escludere mai niente, perché tutto quello che non è accaduto in settimane accadere, mesi, anni, può arrivare improvvisamente" racconta Facchinetti. "Non era nostra intenzione riaprire la storia, convinti che quella di Bologna, all’Unipol Arena, sarebbe rimasta l’ultima fotografia. Poi qualcuno ha deciso di fare un film sulla nostra vita e la Rai ci ha chiesto di presentarlo a Sanremo, ma Amadeus s’è impuntato dicendo che quel palco saremmo saliti solo per suonare. Lì è successo di tutto, ci si sono messi di mezzo pure i nostri figli, che hanno insistito per rimetterci assieme, e ci siamo detti: ok, facciamo un evento unico a San Siro. Ma i 30mila biglietti venduti in un giorno ci hanno fatto capire che sarebbero occorse più repliche". Sono arrivati così 20 concerti, 15 in Italia e 5 sparsi tra Stati Uniti e Canada "tutti ovviamente dedicati ai nostri poeti Valerio (Negrini, ndr) e Stefano".

Ritrovarsi dopo 7 anni avrebbe potuto regalava a Roby, Dodi, Red e Riccardo la formidabile possibilità di cambiare le regole del gioco adeguandole all’oggi, ma ai Pooh 2.0 loro hanno preferito quelli sempiterni dei suoni fatti in casa, anche se con un coro di 50 elemententi e due quartetti d’archi, scegliendo la narrazione di quando avevano quarant’anni e non quella di oggi che ne sommano 297 in quattro. Anche se la provvidenza sembra essere tutta dalla loro parte quando senti dopo tre ore di concerto Facchinetti, a un passo dagli ottanta, raggiungere ancora gli acuti dei dischi. "Il tempo ha lavorato per noi" assicurano. "Siamo tornati in famiglia".