Super batterie indispensabili per affrancarsi da gas e petrolio

Super batterie  indispensabili  per affrancarsi  da gas e petrolio
Super batterie indispensabili per affrancarsi da gas e petrolio

IL FUTURO dell’energia pulita dipende dal sole e dal vento, ma anche dagli accumuli elettrochimici, destinati a crescere in maniera esponenziale per compensare l’incostanza delle due fonti rinnovabili principali. Solo con l’inserimento di grandi batterie nelle reti sarà possibile, infatti, stoccare il surplus energetico dei grandi parchi eolici e solari, per usarlo durante i picchi di domanda, assicurando una fornitura stabile nei vari momenti della giornata. Il tris vincente della transizione energetica attirerà 10mila miliardi di dollari d’investimenti complessivi da qui al 2050, per coprire almeno la metà del fabbisogno energetico mondiale, in base all’Outlook di Bloomberg New Energy Finance, diretto da Jon Moore (nella foto a destra). La previsione degli analisti di Bnef si basa soprattutto sulla discesa dei prezzi di queste tecnologie, che calano molto più rapidamente del previsto. Basti pensare che il costo per kilowattora delle batterie al litio si è ridotto della metà nell’ultimo decennio e si dimezzerà ancora da qui al 2030, secondo le stime di Bnef.

Proprio per questo, Bnef prevede un salto mortale negli investimenti sugli accumuli, per oltre 660 miliardi di dollari all’anno fino al 2040, che saliranno a 840 miliardi nel 2050, propiziati anche dalla crescente competitività delle fonti rinnovabili rispetto alle fossili. Intanto, nel 2022 le nuove installazioni di batterie di accumulo sono salite a 43 gigawattora, con una crescita del 60% rispetto all’anno precedente. E per il 2023 è previsto un incremento del 72% su base annua, con 74 gigawattora realizzati su scala globale, in base alle stime della società di consulenza norvegese Rystad Energy. In prospettiva, il ceo Jarand Rystad (nella foto a sinistra) prevede un aumento di dieci volte delle installazioni di batterie, fino a 400 gigawattora annuali nel 2030, corrispondenti a 110 gigawatt annuali di potenza. A trainare il mercato, spiega Rystad, saranno soprattutto gli incentivi americani del piano Ira (Inflation Reduction Act), il Net Zero Industry Act europeo di supporto alle rinnovabili e i piani di espansione delle energie pulite in Cina. I 110 gigawatt di nuova capacità di accumulo previsti nel 2030 saranno installati per oltre metà (58%) in Asia. Il Nord America farà una ventina di gigawatt, mentre l’Europa starà sui 18 gigawatt, con gli altri 8 gigawatt nel resto del mondo.

Cambierà quindi il peso relativo delle diverse aree geografiche: quest’anno è il Nord America a dominare il mercato, con il 45% della nuova capacità realizzata nell’anno. Da notare che Rystad si aspetta una crescita moltiplicata per 10 anche delle batterie nel settore residenziale: da 4 e 6 gigawattora installati rispettivamente nel 2022 e 2023, si arriverà così a 41 gigawattora nel 2030, grazie al traino dell’Asia e dell’Europa davanti al Nord America. Proprio in Europa stanno decollando intanto gli investimenti nelle gigafactory di batterie, che saranno essenziali per la transizione energetica. Pur con qualche anno di ritardo rispetto all’Asia, ora anche il Vecchio Continente ha in programma una trentina di gigafactory, per un valore di circa 40 miliardi di euro, tra cui sei stabilimenti Volkswagen.