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LORENZO GUADAGNUCCI
Magazine

Stragi naziste, il governo stanzia 61 milioni

Il decreto alla vigilia della decisione della Corte costituzionale sulla legge che accolla all’Italia i risarcimenti ai familiari delle vittime

Stragi naziste, il governo stanzia 61 milioni
Stragi naziste, il governo stanzia 61 milioni

di Lorenzo Guadagnucci

Ai giudici della Consulta saranno fischiate le orecchie. Oggi saranno chiamati a decidere se bloccare o dare il via libera alla legge che accolla all’Italia – “salvando“ la Germania – i risarcimenti dovuti ai familiari per i crimini compiuti dalle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale (centinaia di eccidi di civili, migliaia e migliaia di vittime) e alla vigilia della seduta solenne il governo fa sapere di avere alzato il fondo previsto dal decreto legge (poi convertito in legge) voluto dal governo Draghi. Per i prossimi quattro anni sono disponibili 61 milioni di euro (prima erano 55). Ai giudici toccherà valutare in punta di diritto, ma intanto il messaggio politico è partito.

La Consulta potrebbe bloccare tutto e aprire un nuovo capitolo in quella che sta diventando una saga. Il dubbio sollevato a suo tempo dal Tribunale civile di Roma è riferito oltretutto a un fatto emblematico, che avrebbe fatto storia: il decreto Draghi impedì il pignoramento, ormai prossimo, di alcuni beni dello Stato tedesco in Italia, fra cui nientemeno che la sede del Goethe Institut a Roma, pignoramento necessario per pagare una causa civile persa dalla Germania, per la deportazione a Dachau del fante Angelantonio Giorgio e del partigiano Gualberto Cavallina. La sentenza era stata rifiutata dal governo di Berlino. Secondo la giudice Miriam Iappelli, che sollevò l’eccezione davanti alla Consulta, il decreto, bloccando la procedura di pignoramento, avrebbe creato un danno ingiusto e incostituzionale, risultando, in sostanza, troppo favorevole alla Germania.

La questione, sul piano giuridico, è assai intricata e investe anche il diritto internazionale, con la “nuova“ Germania che ricorda i 40 milioni di marchi tedeschi versati all’Italia con gli Accordi di Bonn del 1962 e invoca anche il principio di immunità di uno Stato rispetto ai suoi pari, riconosciuto da una sentenza della Corte internazionale di giustizia, e però negato nel 2014 dalla nostra Corte costituzionale, perché giudicato inapplicabile in presenza di violazioni dei diritti fondamentali della persona.

Sul piano diplomatico la vicenda, se vogliamo, è più semplice, ma non meno (politicamente) controversa: l’Italia, in sostanza, non vuole pestare i piedi alla Germania e si fa carico dei risarcimenti per i crimini compiuti dai militari del Terzo Reich. Una scelta che ha un risvolto paradossale – lo Stato nato dalla lotta al nazifascismo che compensa i propri cittadini per i crimini del nemico – e che non ha convinto almeno una parte dei possibili beneficiari della normativa: "Quei risarcimenti devono essere pagati dalla Germania, non dagli italiani", commentò per esempio Quinto Malucchi, uno dei sopravvissuti alla strage del Padule di Fucecchio.

Le procedure per i risarcimenti intanto sono partite, pur nelle difficoltà legate a una disciplina non chiarissima e alla quantità di adempimenti necessari, tanto che il governo ha concesso varie proroghe al termine stabilito per farsi avanti legalmente: l’ultima è scaduta lo scorso 28 giugno. Chi difende il decreto Draghi si concentra sull’effetto pratico: il denaro potrebbe finalmente arrivare alle famiglie delle vittime, sia pure a decenni dai fatti e in quantità al momento poco prevedibili, visto che tutto dipende da quante richieste verrano accolte e dai fondi effettivamente disponibili. Resta poi sullo sfondo la questione politica e culturale dei conti da fare con la storia. Il popolo tedesco ha fama d’essere riuscito a guardare in sé stesso meglio di quanto abbiamo fatto noi italiani, e questo è vero quanto al ripudio – sia pure accidentato e tardivo – del nazismo e della sua eredità politica e per il pieno riconoscimento della natura del regime e dei misfatti delle sue forze armate: in Germania, va detto, non è mai esistito un mito dei “tedeschi brava gente“...

Ma la Germania è anche lo Stato che non ha mai riconosciuto le condanne inflitte in Italia negli anni Duemila ai militari processati – ormai anziani, ma spesso tutt’altro che ravveduti – - per le stragi di Monte Sole e di Sant’Anna di Stazzema, di Vallucciole e di Monchio, di Civitella Val di Chiana e molte altre. Furono frapposti impedimenti e cavilli giuridici che avevano però un sapore anche storico-politico. La saga continua.