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Redazione
Moda

Si vola a Wimbledon, la “court couture”, come è nata, i suoi protagonisti

Game, set and match: da Suzanne Lenglen a Lea Pericoli, da René Lacoste a Roger Federer, il tennis rimane lo sport “più fashion” di sempre

Lea Pericoli e le sue "mutande di pizzo" a Wimbledon
Lea Pericoli e le sue "mutande di pizzo" a Wimbledon

Dal 3 luglio si accendono le luci sulla 136ª edizione di Wimbledon e l’erba londinese è pronta ad accogliere i migliori giocatori e le migliori giocatrici del circuito. In un contesto che fa dell’eleganza, della tradizione e del british style i suoi punti di forza, tra “dress code” (da quest’anno alle ragazze sarà consentito anche indossare pantaloncini neri sotto al bianco d’ordinanza), fragole (si gira sulle 23 tonnellate) e panna, vip, royal guest e fiumi di Pimm’s (cocktail altolocato a base di gin, chinino e un mix di erbe) quali outfit proveranno a rubare la scena a ace, volée e passanti fulminanti?

La “court couture” nasce con Suzanne Lenglen

Torniamo agli anni Venti. Suzanne Lenglen, giocatrice francese, era una star mondiale, non per nulla al Roland Garros, patria della terra rossa, le hanno dedicato uno dei campi principali. Nel 1926, prima di imbarcarsi sul transatlantico alla volta di New York per un tour negli Stati Uniti (poco fortunato a dirla tutta), a Suzanne venne fatta una domanda sul suo stato di forma. Candidamente lei rispose «non saprei, non ho giocato per mesi, ma ho fatto parecchio shopping, dovreste vedere il vestito da sera bianco e nero… un capolavoro!». Nota come “la Divine”, Suzanne Lenglen, prima in assoluto (anche tra i maschietti) a diventare professionista, conquistò tutti non solo con i suoi trofei (sei Wimbledon, la “tripletta” a Parigi, con titolo in singolare, doppio e doppio misto, e l’oro olimpico nel 1920), ma anche con il suo carisma, il suo senso estetico e il suo stile. In un’epoca in cui le mise sportive delle donne erano ingombranti e restrittive, nel nome della modestia e del decoro, Suzanne portò corsetti e sottovesti. Fu proprio lei la protagonista del primo “scandalo” all’All England Club, quando nel 1919 si presentò con un abito “scollato” - nella fattispecie mostrava gli avambracci nudi e la gonna era tagliata appena sopra al polpaccio - e calze arrotolate. Un outfit che la stampa londinese bollò, senza troppo girarci attorno, come «indecente». Poco tempo dopo, Lenglen introdusse il suo accessorio distintivo, il celebre foulard a fascia, due metri di chiffon di seta colorato attorno al suo elegante caschetto da flapper. Un foulard che ha fatto davvero storia, presentato a volte a pois, a volte ornato di “diamanti”, o colorato a seconda del turno che stava giocando (arancione per il primo, cremisi per il secondo). Lo stile innato di Suzanne ispirò una fruttuosa collaborazione con lo stilista Jean Patou, di cui divenne una sorta di musa, che lanciò su misura per lei una gonna di seta al ginocchio.

Lea Pericoli e la sottogonna di tulle rosa

Sempre Wimbledon, nuovo scandalo, qualche anno dopo l’audace Suzanne Lenglen. Era il 1955 e la nostra tennista più rappresentativa approcciava per la prima volta l’erba londinese (a vent’anni, campionessa in carica a Roma). Ma a far notizia non fu tanto la sua performance tennistica, purtroppo perse al primo turno, ma il suo outfit: sottogonna di tulle rosa, mutandine e calze en pendant. A confezionare il look uno dei sarti più in voga dell’epoca, Ted Tinling. «Venivano tutti in processione a vedere le mie mutande di pizzo» ha dichiarato la Pericoli. L’audace scelta fece scendere in campo la Federazione italiana che minacciò di squalificarla, per non parlare dell’ira funesta del padre. Ma, si sa, gli anni mettono tutto nella giusta prospettiva e quel look è ora esposto al Victoria&Albert Museum di Londra, insieme ad altri capi che Tinling le fece indossare nel corso della sua carriera: una gonnellina di visone, una di piume di cigno e… un pigiama di pizzo!

I braccialetti di Chris Evert

Quando si tratta di gioielli, pochi bracciali sono così iconici, facilmente indossabili e onnipresenti come il “braccialetto tennis”. Sebbene lo stile stesso faccia riferimento all'estetica degli anni Venti, sul campo da tennis arriva con la leggenda del tennis a stelle e strisce Chris Evert (per lei 34 finali Slam e 18 titoli vinti). La Evert ha reso il suo stile inconfondibile indossando al polso un braccialetto di diamanti che catturava la luce del sole quando sfoderava i suoi colpi. «Quando giocavo volevo indossare qualcosa che mi desse fiducia e mi facesse sentire “forte” non solo come atleta ma anche come donna. Quella linea di braccialetti (poi sviluppata con Monica Rich Kosann) mi regalò tutto questo». Quando agli US Open nel 1978 il braccialetto si sfilò dal suo braccio, la partita fu interrotta per trovarlo. Da quel momento, tutti hanno iniziato a chiamarlo il "braccialetto da tennis".

Le “follie” delle sorelle Williams

Gli “scandali” di Lenglen e Pericoli, le loro collaborazioni con stilisti di fama, la ricerca negli anni successivi di nuovi materiali e “azzardi” hanno aperto le porte alla “tennis couture” dei giorni nostri. E le sorelle Venus e Serena Williams non possono non essere citate. Fin dai primi passi nel circuito professionistico, Venus e Serena hanno fatto breccia nel cuore di milioni di teenagers con i loro look, corredati da un’infinita varietà di pettinature e accessori per i capelli. Nel febbraio del 2021, Vogue ha dedicato un articolo ai 39 momenti “super fashion” di Serena. Venus, dal canto suo, forte anche dei suoi studi di moda, ha portato in campo praticamente di tutto, dalle spalline spaghetto ai top anni Venti.

La court couture è anche al maschile

Grazie a radici “aristocratiche”, proprio come quelle di Lenglen, il tennis è sempre stato lo sport più vicino alla moda, sia che si parli di haute couture che di pret-a-porter. E questo vale anche per la moda maschile. Oggi le linee di abbigliamento firmate Fred Perry (18 maggio 1909 - 2 febbraio 1995) e René Lacoste (2 luglio 1904 - 12 ottobre 1996, amico intimo di Lenglen) - rispettivamente a quota 8 e 7 Slam - sono marchi consolidati da tempo. Per non parlare delle leggendarie Stan Smiths di Adidas, le scarpe che portano il nome del tennista statunitense (Stanley Roger Smith, che come sponsor tecnico aveva proprio Adidas) vincitore a Wimbledon nel 1972. A raccogliere lo scettro dello stile, qualche anno più tardi, fu lo svedese Bjon Borg, “griffato” FILA. E poi c’è lui, il “re”, Roger Federer, l’unico uomo (per ora) a vincere sull’erba londinese per ben otto volte. Per circa vent’anni Federer ha incantato i fan con il suo gioco, la sua personalità e il suo stile che, nel 2007, ha ricevuto anche l’approvazione di Anna Wintour. Alla domanda quale look l’avesse colpita maggiormente nel corso della New York Fashion Week di quell’anno, la direttrice di Vogue rispose: «qualsiasi cosa Roger indossi!». Nel 2006, dopo la vittoria contro Rafael Nadal, Federer alzò il trofeo indossando una giacca crema di raffinata sartoria, l’anno dopo fu la volta di uno stilosissimo cardigan con il logo RF in oro, nel 2009 si presentò in campo con un completo a tre pezzi, rigorosamente white. «Nello spogliatoio mi guardano tutti – dichiarò allora lo svizzero - si chiedono cosa mi passi per la testa! Ma mi piace portare un po’ di moda e un po’ di glamour nel tennis maschile e ho colto tutte le occasioni che ho avuto nel corso della mia carriera». E, allora, che Wimbledon sia! Game, set and match.