Se l’economia circolare si nutre dei gusci delle ostriche

Se l’economia  circolare si nutre  dei gusci  delle ostriche
Se l’economia circolare si nutre dei gusci delle ostriche

I GIOVANI HANNO un obiettivo molto chiaro in testa: salvare il mare e il pianeta. Lo ripetono ogni volta che possono, lo dimostrano manifestando per il pianeta, ma lo fanno anche con progetti e iniziativa dal risvolto economico, come start up. Per questo non stupisce che dietro a "Oyster2Life", progetto che parte dai gusci delle ostriche, ci sia un gruppo di universitari. La project manager, Alessia Boscarato (foto sotto), frequenta la laurea magistrale in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. Con lei Sara Arnone, anche lei studentessa universitaria, ha messo a punto questo progetto, che, in attesa di trovare le risorse necessarie per diventare startup, vuole salvare il mare. "Oyster2Life" si pone nel contesto di Enactus, network globale di università che si occupano di ideare e sviluppare progetti imprenditoriali e di innovazione che possano avere un impatto sul mondo, dal punto di vista ambientale e sociale.

Enactus PoliMi, associazione che fa parte di Enactus Italia, è formata da studentesse e studenti di ingegneria, architettura e design del Politecnico di Milano. "L’obiettivo è quello di utilizzare i gusci delle ostriche che in questo momento non si sa come smaltire e che creano problemi ai centri di produzione. Noi invece recuperiamo i gusci, li trattiamo col calore, li trituriamo e costruiamo dei reef, strutture simili alla barriera corallina, che si possono inserire in acqua e che vanno a ricreare un ecosistema nel quale possono trovare casa altri pesci o una nursery naturale larve di ostriche", spiega Alessia Boscarato. Questo progetto mette assieme tutto il meglio delle idee giovani, ma anche della sostenibilità, dell’innovazione e della capacità di fare rete. "Dopo aver condotto approfondite ricerche sull’industria dei molluschi, è emerso che in Italia la maggior parte delle conchiglie scartate proviene da centri di depurazione di bivalvi. Centri che fungono da tappa intermedia tra l’allevamento e il consumo di molluschi, con l’obiettivo di ridurre la contaminazione batterica a un livello sicuro adatto al consumo umano. Attualmente i bivalvi scartati dai centri di depurazione vengono principalmente inceneriti, tuttavia questo approccio economico lineare porta allo spreco di una risorsa preziosa che potrebbe invece essere reintegrata nella catena di valore utilizzando un modello economico circolare. Così facendo, questi gusci, oggi ritenuti rifiuti senza valore, potrebbero trasformarsi in una risorsa in grado di generare profitti e benefici ambientali", aggiunge Alessia Boscarato. Che prosegue: "Oyster2Life nasce con l’obiettivo di raccogliere gusci di ostriche scartati dai centri di depurazione italiani: questi gusci saranno combinati con altri materiali per costruire reef che saranno strategicamente posizionati nel Mare Adriatico con lo scopo di ripristinare le condizioni di vita favorevoli per l’intero ecosistema marino, andato progressivamente diminuendo a causa delle attività umane".

"Oyster2Life" è nato a fine 2020, dall’esigenza di alcuni studenti di dare un aiuto concreto al pianeta che, a causa dei cambiamenti climatici, sta vedendo i propri equilibri mutare. Infatti, il surriscaldamento globale ha portato all’aumento delle temperature, che sta contribuendo a diminuire il Ph degli oceani. Questa crescente acidificazione sta avendo effetti devastanti sull’ecosistema marino, portando alla scomparsa di molte specie e allo spopolamento delle acque. I nuovi reef, gli scogli di ostriche, da posizionare nella Laguna Adriatica hanno diversi vantaggi per l’ambiente. "Facilitano il processo di ancoraggio delle larve, fornendo loro un riparo e un luogo in cui crescere e riprodursi, si cibano di phytoplankton, un insieme di microorganismi fotosintetici responsabili della torbidità delle acque, facilitando così il raggiungimento dei fondali marini da parte dei raggi solari e aiutando le piante sul fondo del mare a crescere, dissipando l’energia delle onde quando si infrangono, proteggono dall’erosione delle coste", spiega la project manager. Gli scogli realizzati con questo materiale di recupero naturale aiutano altre forme di vita marine a prosperare, preservando la biodiversità dei mari: fungono infatti da casa e danno protezione a organismi invertebrati e altre specie.

La sostenibilità del progetto è data proprio dalla natura dei gusci delle ostriche, che filtrano l’acqua, rimuovendo le sostanze inquinanti. In particolare, rimuovono elementi come l’azoto, il fosforo e il carbonio, che entrano nei mari a causa delle attività umane. Questo gruppo di giovani universitari non ha solo progettato qualcosa che a che fare con il futuro e che fa del bene al pianeta, ma hanno fatto rete. Per rendere "Oyster2Life" una realtà concreta, infatti hanno avviato una partnership con Cestha, centro di ricerca marina situato a Marina di Ravenna senza scopo di lucro, che ha l’obbiettivo di proteggere l’ambiente marino. Altra collaborazione importante è nata, quasi naturalmente, con Naturedulis, un team di esperti nel campo dell’acquacoltura situato a Goro, in provincia di Ferrara. Partecipa al progetto anche Camilla Bertolini, biologa marina, ricercatrice all’Università Ca’ Foscari, oltre a lei ha aderito anche Worldrise Onlus, un’organizzazione senza scopo di lucro, pensata dai giovani per lo sviluppo di progetti per migliorare l’ambiente marino. Dopo aver testato la propria idea, progettando i blocchi che diventeranno parte della barriera corallina finale e stampandoli in 3D, i giovani sono pronti oggi a lavorare con la realtà e a far diventare gli scarti delle ostriche petrolio pulito per il bene del mare e nursery ideali per nuove vite.