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Redazione
Moda

Protezione tutto l'anno: guerra ai raggi solari dannosi per la pelle

Le creme e i filtri protettivi, come orientarsi per scegliere quelli “giusti”

Robin Wright e Naomi Watts nel film "Two Mothers"
Robin Wright e Naomi Watts nel film "Two Mothers"

Il sole è malato ed esporsi ad esso senza adeguata protezione è nocivo per la pelle. Lo diciamo o lo sentiamo spesso dire ed espressioni simili diventano facili slogan per creme e protezioni viso e corpo. Fattori di protezione solare SPF sono ormai indicati sulle creme giorno, le bb e cc cream, su fondotinta e primer, accompagnate da promesse di giovinezza e splendore. Le cose, però, non stanno propriamente così. Come in tutte le questioni, generalizzazioni e tesi pseudoscientifiche facilmente proposte dalle campagne marketing hanno in sé qualcosa di vero e qualcosa di falso. E sì, perché il mondo delle creme che “schermano” dal sole è un business mondiale stimato sui 14.4 miliardi di dollari ed è destinato a salire del 6,5% nei prossimi dieci anni (Market research survery 2022 di Fact.Mr). Chiariamo subito che affinché una crema possa veramente schermare dai danni dei raggi UVB (quelli responsabili delle scottature per intenderci) e degli UVA (che sono quelli che penetrano la pelle più in profondità danneggiando le cellule) debba avere un fattore di protezione che va da un minimo di 30 fino a 100. Le SPF 15 vanno bene solo per uso cittadino e non per l'esposizione prolungata, mentre le SPF 50 sono da preferire in caso di fototipi chiari, ma anche scuri con tendenza a sviluppare macchie. Se le formulazioni in spray, in crema, in gel dipendono dal tipo di pelle, una cosa è certa: perché la crema in questione sia efficace sia contro i raggi UVA che UVB deve riportare la dicitura «ad ampio spettro».

Il buco dell'ozono è il vero responsabile del danno creato dai raggi sulla pelle

Non è il sole a essere malato, ma l'atmosfera, o più precisamente, la stratosfera. La diminuzione dell'ozono stratosferico (“buco nell'ozono”) causata dall'uso sconsiderato e non lungimirante di clorurofluorocarburi da parte dell'uomo fa sì che la quantità di energia solare assorbita dalla nostra pelle sia aumentata, con un conseguente sviluppo di casi di “malattie” della pelle, che vanno dalle lentigo solari (più note come “macchie”), conseguenza di reiterate scottature, al foto invecchiamento precoce, alle iperpigmentazioni acquisite (melasma), fino a cheratosi seborroiche e melanomi. Attualmente grazie alle scoperte scientifiche e alle nuove direttive internazionali dettate dal Protocollo di Montreal (in vigore nel 1989) si sta agendo con determinazione, e con qualche successo, per “richiudere il buco”. Ciononostante la protezione della pelle resta fondamentale.

Un approccio olistico alla protezione

Scegliere la crema protettiva più efficace significa innanzitutto capire il proprio tipo di pelle, ma anche sapere leggere ingredienti e diciture sulle confezioni. La crescente attenzione per le sostanze contenute nelle creme è sacrosanta, perché spesso qualcosa che sul breve termine apparentemente fa bene, sul lungo periodo finisce per creare danni alla pelle e all'ambiente (si pensi, per esempio, all’oxybenzone, sostanza contenuta in alcune creme e che ha effetti nocivi sui fondali marini). Complici i dubbi sull’applicazione di ingredienti chimici sulla pelle e il sempre più popoloso mondo della ‘clean beauty’, è aumentato l’interesse per le protezioni solari naturali, che oltre che proteggere dal sole sia in città che al mare o in montagna, sono arricchite da sostanze antiossidanti e nutritive per la pelle. Il mondo delle creme da giorno plurifunzionali con filtro protettivo è in espansione, tra le ultime uscite ci sono, per esempio, “Sebiaclear Creme SPF50+” di Svr che protegge dal sole mentre corregge le imperfezioni della pelle mista, o ancora “RoC Soleil Protect Fluido Levigante Antirughe SPF 50”, la CC cream di brand FaceD con SPF 20 che protegge dal sole, idrata e riduce l’aspetto delle macchie, e così via.

Cappelli, magliette e ombrellini: la protezione oltre le creme...

Fino a una decina di anni fa, i turisti orientali nelle nostre città erano riconoscibili dall'uso dell'ombrellino nei giorni di sole. La maggior parte di noi guardava quell'usanza con sorriso sardonico. Oggi, invece, capiamo che abbiamo solo da imparare da quella “stramba” abitudine. Eh sì perché in realtà gli schermi fisici, come ombrellini, magliette, cappelli con visiera o a falda larga sono il fattore di protezione più efficace. L'abbigliamento protettivo aggiunge un ulteriore tassello alla battaglia contro UVA e UVB. Ed ecco che, con molta più facilità che in passato, si trovano in vendita capi di abbigliamento protettivo dai raggi UV, con indicate le capacità di protezione dell'indumento anche dopo i lavaggi o se usato da asciutto o bagnato. Ultima, ma non ultima, l'alimentazione, canale fondamentale per l'assunzione di vitamine C ed E di cui sono ricche frutta e verdura (soprattutto quella di colore rosso ed arancione).