Grano, i prezzi torneranno a salire a causa di guerra, meteo e produzioni in calo

L’analisi di Enrica Gentile esperta di agribusiness: “Dopo un anno di discesa ci sono i segnali di un’inversione di tendenza”

La guerra in Ucraina è tornata prepotentemente sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, prima per l’esacerbarsi delle tensioni seguite alla distruzione della diga sul fiume Dnipro, poi per la clamorosa ribellione dell’ex fedelissimo di Putin, Evgenij Prigozhin, capo dei miliziani di Wagner. E tiene banco in queste ore non solo sui mercati azionari - nei quali è prevalsa, finora, la prudenza - ma anche sulle piazze di scambio di gas e petrolio (entrambi in rialzo dopo l’escalation di tensione dell’ultimo weekend) e delle commodity alimentari, come il frumento tenero. Mentre in Italia è entrata nel vivo la fase della trebbiatura, sui prezzi del grano pesa una forte incertezza, dovuta a svariati fattori: i fragili equilibri geopolitici, certo, ma anche l’andamento meteorologico. Ci spiega tutto Enrica Gentile, fondatrice e AD di Areté Srl, società di analisi economica e consulenza specializzata nell'agribusiness, nota per le previsioni sui mercati delle commodity.

Il grano tenero

"Veniamo da un anno di prezzi in calo sia per il grano tenero che per il duro – esordisce Gentile -. In queste settimane, tuttavia, si avvertono i primi segnali che potrebbero innescare un’inversione di tendenza o quanto meno frenare, per ora, ulteriori ribassi.

Gli effetti del clima sul grano duro  "Produzione in calo del 15-20%"
Gli effetti del clima sul grano duro "Produzione in calo del 15-20%"

Per quel che riguarda il grano tenero (usato principalmente per la panificazione e la realizzazione di prodotti lievitati, ndr), il prezzo sembra aver recentemente trovato un certo ‘sostegno’ sui mercati finanziari, sostenuto da quello del mais, nonché dalle incertezze su qualità e quantità dei prossimi raccolti. Il prezzo del mais, che ha sempre avuto un ruolo di ‘pavimento’ rispetto al grano tenero, sta iniziando a salire per diverse ragioni: tra le altre, la siccità in Nord America e l’aggravarsi della situazione in Ucraina, in cui la produzione è già più che dimezzata rispetto al periodo precedente all’esplosione delle ostilità.

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Sul grano tenero pesano anche le aspettative di produzione in Usa, peggiorate per problemi di siccità sul frumento invernale, con produzioni attese addirittura inferiori rispetto allo scorso anno. Nei Paesi dell’Ue, invece, il raccolto è previsto in recupero rispetto allo scorso anno (+3%), grazie a superfici e rese più elevate, ma resta viva la preoccupazione in Spagna, interessata da siccità prolungata e temperature elevate, e in Italia, per via dei danni causati all'alluvione dello scorso maggio. Le province allagate dell’Emilia Romagna rappresentano circa il 20% della produzione totale di grano tenero italiano. Ipotizzando che circa il 12-15% del raccolto sia stato danneggiato, la perdita sarebbe di circa 75-100.000 tonnellate (circa il 2,5% della produzione nazionale).

Anche le condizioni del raccolto francese stanno peggiorando, pur essendo comunque al di sopra del livello dell'anno scorso. I problemi - in Italia, così come in Francia - riguardano inoltre la qualità del prodotto: le piogge tardive e prolungate potrebbero aver influito negativamente, soprattutto sul contenuto proteico. Tornando all’Ucraina, la recente distruzione della diga di Kakhovka ha drammaticamente colpito la regione di Kherson, una delle principali regioni agricole in Ucraina: concentrava circa il 58% delle aree cerealicole irrigate. In Russia, la produzione di grano tenero è prevista, quest’anno, in crescita. Le esportazioni sono previste in ulteriore aumento rispetto alla campagna 2022/23, ma Mosca ha recentemente minacciato di ritirarsi dal ‘Grain Deal’, il patto per il trasporto sicuro di cereali e semi dai porti ucraini, se le richieste di garantire un incremento delle proprie esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti non saranno soddisfatte".

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Il grano duro

L’incertezza contagia, in questa fase, anche il mercato del grano duro, la cui semola viene utilizzata principalmente per la produzione di pasta o pane. "Il mercato del duro presenta tuttora stock mondiali ai minimi e va incontro a quella che sarebbe la quinta campagna deficitaria consecutiva – argomenta ancora l’ad di Areté -. Ciò comporta una difficoltà di ricostituzione delle scorte che potrà portare, soprattutto in presenza di una ripartenza della domanda, a frenare la forte discesa dei prezzi vista nell’ultimo anno. Cominciando dall’Europa, la Commissione europea ha rivisto al ribasso la produzione 2023/24 per via di un’importante riduzione del raccolto previsto in Spagna (-28% rispetto alla stima precedente), investita da una pesante siccità e da temperature ben al di sopra della media. Anche su questo mercato, in Italia permangono dubbi sulla qualità del raccolto, intaccato dalle precipitazioni che hanno colpito le aree di produzione nei mesi di maggio e giugno, compresi i danni causati dall’alluvione: ipotizzando percentuali simili a quelle del tenero, la perdita potrebbe aggirarsi tra le 30 e le 45mila tonnellate. Leggermente migliori le prospettive produttive per Grecia e Francia, ma anche in quest’ultima i problemi di siccità potrebbero portare ad un raccolto inferiore alle medie degli ultimi anni”.

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La carenza d’acqua sta falcidiando anche le aree produttive del Nord Africa: qui, le previsioni di raccolto sarebbero in calo addirittura del -35% rispetto alla media quinquennale. Ciò alimenterebbe ancora il fabbisogno di importazioni per un’area che ha già risentito pesantemente degli effetti della guerra in Ucraina e del conseguente calo dell’export di grano tenero, nonché dell’impennata dell’inflazione. “Nel complesso, l’area del Mediterraneo conferma un fabbisogno di importazione elevato per la campagna 23/24 – conclude Gentile -. Canada e Stati Uniti, al momento, non lamentano problemi produttivi rilevanti o situazioni meteorologiche preoccupanti. Nelle ultime settimane, d’altro canto, i prezzi italiani hanno frenato il trend di discesa innescato negli scorsi mesi, mantenendosi stabili in attesa di ulteriori notizie sui prossimi raccolti. Per conoscere il futuro dell’offerta – e quindi, l’andamento dei prezzi nei mesi a venire - occorrerà monitorare le rese produttive, determinate, a loro volta, dal meteo in Europa e Nord America».