Premio Strega 2023, vittoria postuma per Ada D’Adamo con ‘Come d’aria’

La scrittrice è scomparsa il primo aprile di quest’anno. Il premio lo ha ritirato il marito Alfredo Favi

Ada D'Adamo su Facebook
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Roma, 7 luglio 2023 - Ada d'Adamo ha vinto il Premio Strega 2023 con 185 voti grazie al suo memoir 'Come d'aria', edito da Elliot. Al secondo posto si è piazzata Rosella Postorino con 'Mi limitavo ad amare te' (Feltrinelli) con 170 voti, sul terzo gradino Andrea Canobbio con 'La traversata notturna' (La nave di Teseo), 75 voti. Segue al quarto posto Maria Grazia Calandrone con 'Dove non mi hai portata' (Einaudi), 72 voti, e Romana Petri con 'Rubare la notte' (Mondadori), 59 voti, è quinta. A presiedere il seggio Mario Desiati, vincitore del PremioStrega 2022. Hanno votato in 561 su 660 aventi diritto, pari a circa l'85%.

Il successo di 'Come d'aria' di Ada D'Adamo, è stato per molti una sorpresa, dopo aver vinto lo Strega Off e lo Strega Giovani. Come nelle altre occasioni a ritirare il premio è stato Alfredo Favi, marito di Ada, scomparsa il 1 aprile di quest'anno, subito dopo aver saputo di essere entrata nella dozzina del Premio Strega.

La D'Adamo, nata a Ortona nel 1967, ha vissuto e lavorato a Roma dove si è diplomata all'Accademia Nazionale di Danza e laureata in Discipline dello Spettacolo. Ha trascorso molto tempo a osservare il corpo e le sue declinazioni sulla scena contemporanea, e lo ha scritto in diversi saggi sulla danza e il teatro.

In "Come d'aria" la D'Adamo racconta la nascita e i primi anni della figlia Daria, affetta da una grave malattia congenita. Quando Ada stessa scopre nel 2017 di avere a sua volta un tumore e di doversi sottoporre a cure molto pesanti la sua paura principale è quella di perdere il contatto fisico con Daria, che è parte fondamentale della comunicazione con un figlio che ha delle fragilità così importanti. "Avere un figlio invalido - si legge nel suo memoir - significa essere soli. Irrimediabilmente, definitivamente soli. Indietro non si torna. Uguale a prima non sarà più. E' come se dentro di te si fosse accomodato il punteruolo delle palme che rosicchia la pianta dall'interno piano piano, la trasforma in un involucro pieno di segatura. La superficie resta uguale, ma sotto i bordi, sotto la pelle, non resta più niente. La solitudine è fatta di puntini piccoli, uno vicino all'altro. Non te ne accorgi".