Tik Tok e la musica del passato: come i giovani riscoprono brani storici

Quali sono le canzoni più utilizzate per video e reel?

Tik Tok
Tik Tok

È uno dei social network più discussi. Ma Tik Tok non è solo un contenitore di video in grado di ipnotizzare adolescenti e nuove generazioni. La sua presa sul giovane pubblico è tale, infatti, da creare veri e propri fenomeni di rivalutazione della cultura pop precedente, dando in particolare nuova linfa a brani musicali dimenticati o, in qualche caso, sconosciuti. Artisti come Boney M, Donna Summer, Billy Joel e i Fleetwood Mac, sono diventati parte integrante delle vite degli adolescenti, che utilizzano i loro brani per creare video e storie. Ci sono anche diverse canzoni italiane, alcune davvero ricercate. Oltre a vari brani di Battisti, ‘Minuetto’ di Mia Martini, ‘A mano a mano’ di Rino Gaetano e vari pezzi di Mina, trovano spazio anche canzoni di Andrea Bocelli, Venditti e Max Pezzali. Alcune di queste canzoni diventano dei veri casi di studio, come l’inspiegabile successo di ‘Tu comm’a mme’, ormai conosciuta come ‘Povero gabbiano’. L’autore del pezzo è Gianni Celeste, cantautore neomelodico siciliano che ancora oggi non si capacita della viralità della sua canzone. Il mondo della notte, e non solo, ha riscoperto, invece, la italo disco di Pino D’Angiò, che a settant’anni grazie a pezzi come Ma quale idea è tornato alla ribalta, con dei tour pieni di ragazzini che amano la sua musica. Molti di questi brani vengono remixati dagli utenti, cioè resi più lenti o veloci per non incappare in questioni legate al copyright. Nasce così il fenomeno delle ‘Sped up songs’, che da Tik Tok si spostano poi su Youtube – dove la maggior parte dei ragazzi ascolta musica – e sulle piattaforme di streaming. Fra gli altri, uno dei pezzi più amati è Angel eyes degli Abba, uno dei brani meno noti del gruppo svedese, qui rimaneggiato e velocizzato per soddisfare la brevità dei video della piattaforma. What is love di Haddaway, invece, è stata rallentata, e da classico della musica dance anni ’90 si è trasformata in una cantilena che fa da colonna sonora ai video su Mike O’Hearn, noto bodybuilder protagonista di meme e parodie dello stereotipo del maschio macho. Ci sono brani, invece, che vengono proposti acapella, cioè con la sola voce senza strumenti di accompagnamento. Tra questi il più noto è sicuramente ‘Everybody wants to rule the world’ dei Tears for fears, una delle band più amate degli anni ’80. Il brano è spesso utilizzato per fare video in cui si fanno confronti fra passato e presente, mostrando per esempio come sono invecchiate negli anni le star dello show business. C’è spazio, inspiegabilmente, anche per la musica rock, che sulla carta non è riuscita a fare breccia sulle nuove generazioni, Maneskin esclusi. ‘Mary on a cross’, brano del gruppo hard rock svedese Ghost, che dopo quasi quattro anni dalla sua uscita è diventato uno dei brani più utilizzati sui social media. L’industria musicale si sta accorgendo delle potenzialità della piattaforma. Non è un caso, infatti, che popstar di fama mondiale come Dua Lipa decidano di far ascoltare in anteprima i propri brani sulla piattaforma, dando la possibilità di utilizzare il ritornello per creare storie, video e altri contenuti. La lezione di Tik Tok ci ricorda come i media digitali possano dare nuova linfa ai prodotti culturali del passato, senza che questi abbiano avuto per forza un successo mainstream. Se una volta si scopriva musica stando diverse ore in un negozio di dischi, oggi invece sono i social il luogo di reciproco scambio culturale, uno spazio in cui un video di un singolo utente può creare dal nulla fenomeni virali. Di certo i giovani non smetteranno mai di stupirci