L’Europa riparte dall’eolico offshore

L’EUROPA DELLE RINNOVABILI riparte dall’eolico offshore. Nove Paesi hanno firmato la Dichiarazione di Ostenda nella cittadina portuale belga, fissando l’obiettivo di arrivare ad almeno 120 gigawatt di eolico offshore nel Mare del Nord entro il 2030 e almeno 300 gigawatt al 2050. Un target molto ambizioso, se si considera che al momento l’eolico europeo conta 204 gigawatt di potenza installata in tutto, di cui 16 in mare, principalmente distribuiti fra il Mare del Nord e il Baltico, con il Mediterraneo ancora quasi a zero. A firmare la nuova dichiarazione sono i governi di Belgio, Danimarca, Germania, Olanda (che avevano già siglato un primo impegno un anno fa), cui si sono aggiunti Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Lussemburgo e Norvegia. Al centro dei futuri progetti offshore ci sarà lo sviluppo delle reti elettriche sottomarine "a maglie" sempre più interconnesse, indispensabili per collegare i diversi impianti tra loro e con la terraferma.

La realizzazione di queste reti, spiega l’associazione WindEurope, richiederà una maggiore pianificazione dei progetti, da coordinare tra i differenti operatori. L’obiettivo sarà creare gruppi di parchi offshore interconnessi, in grado di esportare la loro produzione energetica a due o più Paesi, condividendo alcune infrastrutture elettriche come i cavi e le sottostazioni. A questo scopo nel Nord Europa sono in progetto delle vere e proprie isole energetiche artificiali, come quella – battezzata Princess Elisabeth – che il Belgio inizierà a costruire nel 2024 per connettere gli impianti offshore con la rete elettrica nazionale e con le interconnessioni verso Danimarca e Gran Bretagna. L’isola, che dovrebbe essere operativa come primo snodo della rete integrata nel 2027, sorgerà a una cinquantina di chilometri dalla costa, avrà un’estensione di circa 6 ettari e ospiterà anche un piccolo porto e una piattaforma di atterraggio per elicotteri. Il progetto, lanciato dal gestore belga delle linee elettriche ad alta tensione, Elia, è sostenuto dal governo belga con 100 milioni di euro tramite il Recovery Plan post-Covid. Un primo esempio è la Kriegers Flak Combined Grid Solution tra Danimarca e Germania, già operativa dall’anno scorso: una rete combinata tra due parchi marini nel Mar Baltico, che permette di scambiare energia in entrambe le direzioni.

Elena Comelli