L’arcivescovo di York: “Il Padre nostro? Può essere problematico, evoca il patriarcato”

La riflessione di Stephen Cottrell nel suo discorso di apertura al Sinodo della Chiesa d’Inghilterra. Già dal febbraio scorso gli anglicani stanno studiando e valutando se continuare a riferirsi a Dio come “lui”

L'arcivescovo di York Stephen Cottrell
L'arcivescovo di York Stephen Cottrell

Londra, 8 giugno - L'arcivescovo anglicano di York ha suggerito che l'inizio del "Padre nostro", preghiera recitata dai cristiani di tutto il mondo per 2000 anni, possa essere "problematico" in quanto evocativo del patriarcato. Lo scrive il "Guardian". Nel suo discorso di apertura a una riunione dell'organo direttivo della Chiesa d'Inghilterra, il Sinodo generale, Stephen Cottrell, 64 anni, si è soffermato sulle parole "Padre nostro", ovvero l'inizio della preghiera basata su Matteo 6:9-13 e Luca 11:2-4 nel Nuovo Testamento. "So che la parola 'padre' è problematica per coloro la cui esperienza di padri terreni è stata distruttiva e offensiva, e per tutti noi che abbiamo faticato un po' troppo per aver avuto sulla vita un opprimente peso patriarcale", ha detto. Il suo commento - una breve digressione in un discorso incentrato sulla necessità dell'unità - è destinato a dividere i fedeli della Chiesa d'Inghilterra, all'interno della quale differenze sui temi della sessualità, dell'identità e dell'uguaglianza sono discussi da anni.

Dopo il discorso di Cottrell, il canonico dottor Chris Sugden, presidente del gruppo conservatore anglicano Mainstream, ha sottolineato che nella Bibbia Gesù esortava le persone a pregare "il nostro padre". "L'arcivescovo di York sta dicendo che Gesù aveva torto o che Gesù non era pastoralmente consapevole? Sembra essere emblematico dell'approccio di alcuni leader della chiesa di prendere spunto dalla cultura piuttosto che dalle scritture".

Il reverendo Christina Rees, tra le protagoniste di una campagna per le donne vescovo, ha invece detto che Cottrell ha "messo il dito su una questione che è davvero viva per i cristiani e lo è stata per molti anni". "La grande domanda è: crediamo davvero che Dio creda che gli esseri umani maschi rappresentino la sua immagine in modo più completo e accurato rispetto alle donne? La risposta è assolutamente no", ha osservato. A febbraio, la Chiesa anglicana aveva annunciato che avrebbe valutato se smettere di riferirsi a Dio come "lui", dopo che i sacerdoti avevano chiesto di poter usare invece termini neutri rispetto al genere. E' stata quindi lanciata una commissione sul linguaggio di genere, affermando che "i cristiani hanno riconosciuto fin dai tempi antichi che Dio non è né maschio né femmina, ma la varietà di modi di rivolgersi e descrivere Dio che si trova nelle Scritture non si è sempre riflessa nella nostra liturgia". Riprendendo le parole dell’arcivescovo di Canterbury, il capo della Chiesa Anglicana, pronunciate nel 2018: “Dio non è definibile”.