"I cinesi sono i nuovi sceicchi delle rinnovabili"

"I cinesi sono   i nuovi sceicchi  delle rinnovabili"
"I cinesi sono i nuovi sceicchi delle rinnovabili"

IL MONDO DELL’ENERGIA di domani non assomiglierà per niente a quello di oggi, ma quali saranno i vincitori e i vinti nella gara verso l’energia verde? Chi ci sarà al posto degli sceicchi e dei miliardari russi, vecchi detentori della ricchezza fossile? La domanda se l’è posta, nel libro "Volt Rush", Henry Sanderson (in foto a destra), esperto di geopolitica delle risorse, prima come corrispondente da Pechino per l’AP e per Bloomberg, poi come responsabile delle materie prime per il Financial Times e infine come direttore di Benchmark Mineral Intelligence.

Chi saranno i nuovi sceicchi?

"La Cina, al momento, è leader mondiale della transizione energetica. La sua potenza rinnovabile è la prima al mondo e con la sua filiera produttiva ha puntato tenacemente su questo settore, tanto che ormai è leader di mercato in quasi tutte le tecnologie rinnovabili, dal fotovoltaico alle batterie. Per non parlare dell’estrazione e della lavorazione delle materie prime necessarie alla produzione di queste tecnologie, che è dominata da pochissimi Paesi, con la Cina sempre in testa".

È anche grazie all’impegno cinese se i costi di generazione sono scesi fino a rendere l’energia verde competitiva con quella fossile...

"Da questo punto di vista dobbiamo ringraziare la Cina. Senza l’impegno cinese oggi le tecnologie rinnovabili non sarebbero diventate prodotti di massa".

La forte concentrazione nelle catene di approvvigionamento globali, però, è una sfida che i governi occidentali dovranno affrontare...

"L’Occidente sta recuperando terreno, ma non sarà facile e ci vorrà tempo. C’è bisogno di investire in fretta in queste filiere, per emanciparsi dalla dipendenza dalla Cina. Come si è già visto, la concentrazione in qualsiasi punto lungo le catene di fornitura rende il percorso vulnerabile agli incidenti, siano essi legati a scelte politiche di un singolo Paese, a guasti tecnici o a decisioni aziendali. Il pianeta trarrebbe grande vantaggio da catene di approvvigionamento delle tecnologie pulite più diversificate".

Il caso della dipendenza dal gas russo insegna.

"L’Europa si è gettata nelle braccia di un unico fornitore di gas come una sonnambula e si è svegliata solo con l’invasione russa dell’Ucraina. Un altro effetto di questa aggressione è stato il riavvicinamento fra la Russia e la Cina, che rende l’Occidente ancora più vulnerabile. Da qui l’urgenza di emanciparsi da questa dipendenza".

Come fare per recuperare il terreno perduto?

"C’è bisogno di investire in maniera massiccia, come stanno cominciando a fare gli Stati Uniti con l’Inflation Reduction Act. Già si vede una risposta anche dall’Europa, ma occorre cambierà il sistema delle autorizzazioni, che in Occidente è troppo farraginoso".