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FRANCESCO GHIDETTI
Magazine

Grande Guerra Una memoria piena di storie

Il romanzo di Giovanni Grasso fra passato e futuro. La lettera dal fronte e la ricerca del bisnonno caduto.

Grande Guerra  Una memoria  piena di storie
Grande Guerra Una memoria piena di storie

di Francesco Ghidetti

Lei si chiama Luce. Lui, Marco. Lei è decisa, anche troppo. Lui è simpatico, per certi versi brillante, ma non ama molto la compagnia. Lei è un’architetta di chiara fama, originaria di Tivoli trapiantata a Parigi. Lui è un giornalista che vive in un bellissimo e grandissimo appartamento a Roma, che ama ancora il suo lavoro pur con qualche malinconico rimpianto (quando i giornali si compravano in edicola e c’erano ancora le macchine da scrivere). All’apparenza non hanno nulla in comune Luce e Marco. E invece le loro vite si intrecciano.

Tutta colpa di nonna Antonietta, la quale, prima di morire nella sua Tivoli, ha chiesto alla nipote Luce (di cui è stata la vera madre) di scoprire dove è sepolto Antonio. Antonio, sì, il padre di Antonietta e, di conseguenza, il bisnonno di Luce. Un fante, caduto nella Grande Guerra. Un uomo buono, analfabeta. Ma, dopo un iniziale moto di ottimismo, Luce si rende conto di avere poco tra le mani.

Solo una lettera di un tenente, Gaetano Giardina, che, in quegli anni lontani, aveva scritto alla famiglia per comunicare la triste notizia della morte al fronte. E qui c’è la prima ’svolta’ del romanzo di Giovanni Grasso, Il segreto del tenente Giardina (Rizzoli, 224 pp, 19 €). Il tenente è (era) il nonno di Marco. Inevitabile che i due si conoscano e comincino una ricerca che porterà entrambi in Sicilia per cercare di capire che cosa manca nel diario del tenente che Marco ha fatto leggere a Luce. E proprio laggiù in Sicilia (e poi lassù sulle Dolomiti) emergerà una tremenda verità che, ovviamente, non sveliamo.

Ma, al di là della trama, altri sono gli aspetti di queste pagine che catturano l’attenzione del lettore. In primo luogo il doppio registro narrativo. Alle avventure di Luce e Marco si alternano, in corsivo, le pagine del diario di guerra di Giardina. E questa è la parte migliore dell’intero impianto narrativo. Anche perché le pagine del diario del tenente ci portano alla seconda considerazione critica: quello di Grasso – voluto o meno che sia – è un robusto atto d’accusa contro quell’immane follìa che si chiama guerra. Per capirsi, torna più che mai di attualità in questi tempi tristi (il riferimento è al conflitto russo-ucraino). Inoltre, il diario di Giardina è un’imperdibile occasione per un bel ripasso di Storia, di quella Prima guerra mondiale che, di fatto, sancì la fine dell’Ottocento, nonostante il calendario.

E poi c’è la scrittura dell’autore: secca, senza fronzoli, scarnificata. Ma non è finita: i protagonisti (Luce e Marco) sono pennellati con mano esperta e le loro storie (a volte dolci, spesso amare, specie se riferite alle famiglie di entrambi percorse da debolezze esistenziali devastanti) disegnano un contesto che ci aiuta a capire la nostra contemporaneità, così incerta, così originale. Infine, ma non per ultimo, i dialoghi: calibrati su una cifra stilistica che privilegia il botta e risposta evitando così di appesantire la storia.

Un romanzo che ha due finestre aperte: una sul passato, l’altra sul futuro. In mezzo ci siamo noi, comuni mortali con le nostre paure e le nostre speranze, spesso incerti su quale strada prendere. Strade di vita e sentimentali, strade piene di ostacoli da superare. Con fatica. Ma con la volontà di farcela. Perché poi (vero Luce? vero Marco?) tutto cambia quando meno te lo aspetti. Chissà, forse si chiama Destino...