Giornata Internazionale del bikini: perché si festeggia il 5 luglio

Per anni considerato provocatorio e peccaminoso, oggi il bikini è un must per milioni di donne in tutto il mondo

Giornata Internazionale del bikini
Giornata Internazionale del bikini

Il 5 luglio del 1946 fu scritta una pagina fondamentale della moda mondiale: in questa data, infatti, lo stilista francese Louis Réard presentava al mondo intero la prima collezione in assoluto di bikini, di cui si celebra proprio oggi la giornata internazionale. La sfilata-evento fu organizzata presso le piscine Molitor in Francia e, com’è comprensibile, considerato lo spirito del tempo ancora piuttosto puritano, fece piuttosto scalpore e contribuì in maniera cruciale al successo del prodotto, all’epoca considerato scandaloso. Ad avere il coraggio di sfilare per la prima volta con questo costume, scatenando polemiche e indignazione da parte del pubblico, fu la ballerina del Casino de Paris Michelle Bernardini, forse inconsapevole a quel tempo di essersi resa protagonista di un gesto tanto semplice quanto controcorrente. 76 anni dopo, sono a milioni le donne di tutto il mondo (o quasi, un’importante eccezione è rappresentata dai Paesi di cultura islamica) che oggi indossano il costume a due pezzi, un prodotto che lascia completamente libera la pancia e mette in bella mostra le forme femminili. Sono dunque quasi 8 decenni che il bikini è per molte donne un vero e proprio simbolo di libertà ed emancipazione.

La storia del bikini

Curiosamente, le origini del capo pensato per essere sfoggiato in spiaggia e in piscina si ritrovano persino tra i nostri antenati: gli esempi dei primi bikini possono addirittura essere reperiti in alcuni dipinti e affreschi greci databili oltre 1400 anni fa, mentre sappiamo che i Romani già conoscevano il due pezzi chiamando subligaculum la parte inferiore e strophium quella che corrispondeva all’ideale antenato del reggiseno. Come visto in precedenza, tuttavia, sarà soltanto con la presentazione alla stampa degli anni ‘40 che il bikini verrà definitivamente sdoganato: il nome del prodotto (il cui impatto sarebbe stato evidentemente “esplosivo”) derivava tra l’altro dall’atollo di Bikini nelle Isole Marshall, dove proprio in quegli anni gli Stati Uniti stavano svolgendo dei test nucleari. Furono necessarie un po’ di prove e aggiustamenti prima di poter presentarlo ufficialmente sul mercato. In un primo momento, infatti, il costume venne chiamato Atome (in funzione delle sue dimensioni molto striminzite) ma non fu semplice trovare una modella che avesse l’ardire di indossarlo. L’ok definitivo della coraggiosa Bernardini avrebbe così aperto la strada ad un nuovo importante capitolo nel settore del fashion internazionale.

Un simbolo della cultura pop

In barba ai bacchettoni, il costume a due pezzi si sarebbe pian piano fatto strada (negli Stati Uniti ci sarebbero voluti almeno 15 anni prima che venisse “accettato”): un contributo fondamentale da questo punto di vista l’avrebbe fornito l’attrice Brigitte Bardot, che sfoggiò il sensuale capo nel 1953 sulle spiagge della Costa Azzurra, rappresentando un precedente che sarebbe stato difficile ignorare. Nonostante la reticenza di una fetta del grande pubblico, sempre più donne avrebbero presto iniziato ad abbracciare questa “rivoluzione”, trasformando il bikini in un must per la spiaggia già dalla metà degli anni ‘60 e nei primi ‘70, quando il due pezzi sarebbe stato ufficialmente sdoganato sulle copertine di tutti i più importanti magazine di moda. Il resto è storia.