Chi ha ucciso il direttore? Giallo con giornalisti a Bologna

Le apparenze ingannano. Volute o meno che siano. Vedi la copertina con due proiettili, e una macchia di sangue. Leggi il titolo (Piombo ai giornalisti). Ovvio, ne deduci di avere tra le mani un libro giallo. E invece ti rendi conto che non è così. Un giallo apparente, insomma. Perché quello di Mauro Bassini (giornalista di lungo corso a Quotidiano Nazionale e il Resto del Carlino) è qualcosa di più, è molto altro. Ma andiamo con ordine. La trama, innanzitutto. Luigi Mazzoni, direttore dell’Emiliano, il maggiore giornale di Bologna, viene ucciso con due colpi di pistola al petto. La città rimane di sasso. La comunità dei giornalisti è al tempo stesso sconvolta e avida di notizie, vuol capire che cosa è successo. In prima fila c’è uno dei protagonisti di questa vicenda, il principe dei cronisti di nera della città, Leo Giannini. Arriva una rivendicazione (siamo negli anni ’80) delle Brigate Rosse, cui in pochi danno credito.

E poi ci sono le indagini coordinate da una magistrata tutt’altro che simpatica e c’è lui, il giovane cronista, che racconta le sue paure e le sue speranze in prima persona. Con stile asciutto e disincantato e una notevole dose di autoironia. L’assassino o gli assassini dovranno pur fare un passo falso. E se non sono le Br, meglio cercare tra personaggi dal passato ambiguo, che potevano avere motivi di risentimento verso Mazzoni. Fino all’incredibile finale.

Ma basta così. Meglio spiegare perché quello di Bassini è un giallo apparente. In realtà si tratta di un inno all’amore per più… partner. In primis per il giornalismo, con una pennellata rapida e a più voci di un mondo vivo e vivace, coi suoi tic , le sue incrollabili certezze, le sue cialtronaggini.

Un mondo che, e qui siamo al secondo atto d’amore, passa le sue giornate tra la gente, nelle istituzioni e poi le serate in una celebre trattoria di un celebre quartiere... E poi, terza dichiarazione d’amore, la città di Bologna, coi suoi portici, le sue piazze, le sue strade descritte con sincero trasporto. Non mancano (quarto atto d’amore) le descrizioni dei protagonisti. Dal funzionario, alla magistrata, al vicedirettore dell’Emiliano, ai vip, ai barboni della stazione (uno di essi, Delmo, sarà decisivo per scoprire chi ha ucciso il direttore). Attenzione, però. I protagonisti non sono di fantasia, ma tutti riconoscibilissimi. E fonte di gag passate alla storia. Una storia senza eroi, di straordinaria normalità. Quella di cui ogni essere umano ha disperatamente bisogno.

Francesco Ghidetti